Al Ministro della giustizia

Premesso che:

il 3 aprile 2018, sul settimanale “L’espresso”, un articolo a firma di Giovanni Tizian e Stefano Vergine ha rivelato come la Lega negli ultimi anni abbia aggirato il sequestro di 48 milioni di euro disposto dal tribunale di Genova a seguito della condanna di Umberto Bossi a due anni e sei mesi per truffa in danno dello Stato ed abbia investito illegalmente milioni di euro in violazione di quanto disposto dalla legge 6 luglio 2012, n. 96, a conferma di una gestione economica delle risorse del partito quantomeno opaca;

secondo la ricostruzione dell’Espresso, l’aggiramento del sequestro sarebbe avvenuto mediante la costituzione di un’associazione senza scopo di lucro, la Onlus “Più Voci”, creata nell’autunno del 2015 da tre commercialisti, Giulio Centemero, tesoriere del partito, Alberto Di Rubba ed Andrea Manzoni. Questa associazione sarebbe stata usata dalla Lega per ricevere finanziamenti da destinare a società controllate dalla stessa Lega, evitando così il deposito dei soldi sui conti correnti intestati al partito;

ciò che è noto è che dei 48 milioni di euro il tribunale di Genova è riuscito a reperirne poco più di 2;

secondo la ricostruzione dell’Espresso, il 16 maggio del 2012, poco dopo le dimissioni di Bossi da segretario federale a seguito dell’inchiesta a suo carico per truffa in danno dello Stato, la Lega aprì un conto corrente presso la filiale Unicredit di Vicenza dove trasferì 24,4 milioni di euro, dando inizio ad una serie di bonifici e di giroconti che portarono, nel giro di quattro anni, al prosciugamento delle risorse finanziarie presenti su quel conto;

di questi 24 milioni di euro, infatti, una decina “sparì” quasi subito: secondo l’Espresso questo avvenne con “prelievi in contanti, pagamenti non meglio specificati, investimenti finanziari, trasferimenti sui conti delle sezioni locali del partito, bonifici a favore di società di capitali controllate dalla stessa Lega come Pontida Fin, Media Padania ed Editoriale Nord”;

a gennaio del 2013, il partito, guidato da Maroni, aprì un nuovo conto corrente presso la Sparkasse – presidente Gerhard Brandstätter, già socio d’affari dell’avvocato della Lega di quel momento, Domenico Aiello – dove spostò una buona parte delle risorse finanziarie depositate presso la filiale Unicredit di Vicenza (4 milioni di euro investititi in titoli finanziari e 6 milioni di euro di liquidità);

anche queste risorse furono consumate in fretta: secondo l’Espresso la maggior parte del denaro venne usata “per finanziare la campagna elettorale di Maroni alla presidenza della regione Lombardia” con decine di bonifici a società di comunicazione e di organizzazione eventi, tra cui quasi 400.000 euro alla sede irlandese di Google, mentre altra parte fu usata per finanziare le sedi locali del partito e, soprattutto, le società di capitali della Lega (Radio Padania con 250.000 euro, Editoriale Nord con 600.000 euro, Pontida Fin con 206.000 euro, Fin Group con 360.000 euro);

una volta “prosciugato” il conto presso la banca Sparkasse, nel dicembre del 2013, quando Maroni era ancora il segretario federale, due terzi di 11,2 milioni di euro erano investiti in buoni del tesoro italiani, mentre il resto in obbligazioni societarie e titoli derivati – 380.000 euro investiti in un derivato, un titolo basato sull’andamento del Ftse Mib – a dispetto delle molteplici dichiarazioni dei dirigenti della Lega contro la finanza speculativa e in palese violazione dell’articolo 9 della legge 6 luglio 2012, n. 96, recante misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici;

anche Salvini ha continuato a investire i soldi del partito in obbligazioni societarie: 1,2 milioni di euro in Mediobanca, Arcelor Mittal e Gas Natural;

dal dicembre del 2013 al maggio del 2014 il patrimonio della Lega – secondo la ricostruzione dell’Espresso – è passato da 14,2 milioni di euro a 6,6 milioni di euro, ma in questo caso non si sa in che modo siano stati spesi questi soldi;

oggi sui conti correnti della Lega non è rimasto quasi più nulla ed è per questo motivo che il tribunale di Genova ha potuto sequestrare solo 2 milioni di euro a fronte dei 48 posti sotto sequestro;

premesso inoltre che:

a fronte di questo “svuotamento” progressivo dei conti correnti intestati alla Lega, sul conto corrente della Onlus Più voci – secondo la ricostruzione dell’Espresso – tra la metà del dicembre 2015 e i primi mesi del 2016, sono stati versati 250.000 euro con due bonifici, effettuati con la causale “erogazione liberale”, dalla Immobiliare Pentapigna srl di proprietà di Luca Parnasi, uno dei più noti costruttori della Capitale;

alla domanda dell’Espresso sui motivi di questo contributo Parnasi non ha risposto;

anche Esselunga, la catena di ipermercati della famiglia Caprotti, risulta tra i soggetti donatori della Onlus. La causale del bonifico di 40.000 euro versato a giugno 2016 recita “contributo volontario 2016”. Alle domande dell’Espresso sul motivo della donazione, Esselunga non ha spiegato perché abbia scelto di versare almeno 40 mila euro all’associazione leghista invece che donarli direttamente al partito. Si è limitata a farci sapere che quella cifra «è stata destinata a Radio Padania nell’ambito della pianificazione legata agli investimenti pubblicitari su oltre 70 radio»;

secondo la ricostruzione dell’Espresso, i soldi versati sul conto corrente della Onlus sono stati girati a società di capitali della Lega: ad esempio 265.000 euro alla cooperativa Radio Padania e 30.000 euro sono stati versati sul conto della Mc srl, società leghista che controlla il giornale online Il Populista;

l’amministratore unico della Mc e di Radio Padania è Giulio Centemero, tesoriere del partito, nonché creatore della Onlus, mentre le azioni della Mc appartengono alla Pontida Fin, il cui 1 per cento continua a essere in mano a Umberto Bossi;

considerato che:

da quanto risulta dalla ricostruzione dell’Espresso, la Lega ha agito in palese violazione del divieto, posto dall’articolo 9, comma 22, della legge 6 luglio 2012, n. 96, per i partiti e per i movimenti politici di investire la propria liquidità derivante dalla disponibilità di risorse pubbliche in strumenti finanziari diversi dai titoli emessi da Stati membri dell’Unione europea;

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

quali siano le valutazioni del Ministro a proposito dei suddetti fatti riguardo il configurarsi di possibili illeciti e di danno erariale al fine di garantire il rispetto e l’applicazione della normativa vigente in materia.

Dario Parrini
Stefano Collina
Eugenio Comincini
Alan Ferrari
Nadia Ginetti
Ernesto Magorno
Simona Malpezzi
Franco Mirabelli
Tommaso Nannicini
Gianni Pittella


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