“Il governo ha annunciato di voler distruggere gran parte di quanto è stato fatto dal Governo precedente, eppure su abbattimento dell’arretrato, diminuzione del contenzioso, informatizzazione, snellimento del processo non ho sentito le parole innovative che dopo due mesi di governo ci saremmo aspettati. Devo pensare che al di là degli annunci roboanti si continuerà sulla strada imboccata. Vedo che lo smaltimento dell’arretrato civile resta una priorità anche per voi e il processo penale oggi è più snello, anche grazie alla riscrittura dei meccanismi per l’impugnazione. Tutta roba nostra. Cosa farete ora sul decreto che riguarda la riforma dell’ordinamento penitenziario, attualmente all’esame di questa commissione, e quello sulle intercettazioni?
Mi pare di capire che state facendo di tutto per mettere il primo provvedimento su un binario morto. Sulle intercettazioni volete fermare la nuova disciplina prima che essa entri in vigore. Io credo che forse sarebbe meglio valutare una riforma dopo un periodo di attuazione, per migliorarla in base alla sua reale efficacia, non bocciarla preventivamente.
La giustizia penale è una materia molto delicata. Richiede valutazione ed equilibrio. Questo equilibrio, però, non può venire garantito soltanto da iniziative che inseguono l’applauso dell’opinione pubblica. Va bene ascoltare l’opinione popolare, va meno bene fare scrivere le leggi dal popolo.

Nel contratto c’è una sola vera proposta sulla giustizia penale, quella sulla legittima difesa domiciliare, che va nel senso di abdicare al principio di proporzionalità tra pericolo e offesa. È una proposta figlia dell’idea sbagliata e pericolosa che la giustizia sia una questione privata e che la sicurezza vada garantita armando i cittadini. Noi crediamo sia doveroso mantenere a debita distanza riforme della giustizia, amministrazione della giustizia e sentimenti popolare. Questi piani non vanno mai confusi. Altrimenti il rischio è di trasformare la giustizia in terreno di scontro politico o di giudizio popolare prima ancora che inizi il processo.
Noi pensiamo poi che al di là delle convenienze del momento, al di là delle discussioni che può sollevare, anche al di là degli eventuali errori, l’indipendenza della magistratura vada difesa sempre.
Nel nostro vocabolario legalità e dignità marciano insieme. Saranno questi i nostri riferimenti in questi anni, sia nel lavoro della Commissione sia in Aula.
Nei cinque anni passati noi, l’abito dei diritti e delle garanzie, lo abbiamo esteso insieme alla lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione. Si può fare. Abbiamo approvato la legge anticorruzione, il reato di autoriciclaggio e reintrodotto il falso in bilancio. Abbiamo introdotto il reato di caporalato (che la Lega vuole modificare). A proposito: il governo da che parte sta? Da quella degli imprenditori che sfruttano i lavoratori per 14 ore al giorno o dalla parte di chi non aveva gli strumenti per ribellarsi e ora li ha?
E ancora abbiamo modificato il codice antimafia, estendendo le misure di prevenzione anche ai delitti contro la pubblica amministrazione, qualora in forma associata. La lotta alla criminalità si può fare poi ampliando i diritti e le libertà. Abbiamo regolato le unioni civili, riconoscendo pari diritti alle persone dello stesso sesso. Insomma i nostri governi tanto hanno fatto in materia di giustizia. Io mi auguro che, al di là delle sparate populiste, anche questo governo possa seguire la strada che noi negli ultimi cinque anni abbiamo percorso”. Così la senatrice Valeria Valente, vicepresidente del gruppo del Pd al Senato, è intervenuta in commissione giustiza dopo l’audizione del ministro Alfonso Bonafede.


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