«Il senatore Verdini ha la furbizia e la vitalità di un capitano di ventura che ha cambiato padrone: merita il massimo rispetto, come avversario. Per questo, noi della minoranza del Pd, lo combattiamo. La forza
di Verdini sta nel fatto che ha una strategia precisa, finalizzata a una nuova “stabilizzazione moderata”, con spostamento a destra dell`asse del potere e con il Pd come fulcro. Una “svolta”. Che nella nostra
storia ha sempre assunto il volto del “momento di rottura”, con apparente rovesciamento del tavolo: Mani pulite
nel `92 e la rottamazione di Renzi gli ultimi esempi…».
Il senatore bersaniano Miguel Gotor è in prima linea quando si tratta di evidenziare l`aiutino che gli ex berlusconiani confluiti nel partitino di Verdini (Ala) concedono al presidente del Consiglio. Ma stavolta a parlare è soprattutto lo storico Gotor, che insegna all`Università di Torino e a cui il verdiniano D`Anna, intervistato
dal Fatto, ha «dedicato» la notizia che Ala, «entrerà nel governo»: «La missione del Pd sarebbe quella di rinnovare il centrosinistra all`insegna del civismo; invece qui ci troviamo a governare con Schifani, Alfano
e Cicchitto, e a fare le riforme con Verdini, all`insegna del cinismo». A Gotor, seppure il paragone meriterebbe qualche distinguo in più, piace citare il 1972, quando Andreotti chiese a Moro di entrare nel governo
di centro destra sostenuto dal liberale Giovanni Malagodi: «”Caro Giulio, grazie. Ma preferisco tenere accesa la fiammella del centrosinistra…”, fu la risposta di Moro».
Il passaggio di fase in atto «non è tra vecchia politica e rottamazione»: «Con Renzi avremmo dovuto trovarci nel
mezzo di un “nuovo inizio”, invece siamo finiti nella fase finale del berlusconismo». Ed è bastato che i verdiniani passassero all`incasso di tre vicepresidenze per scatenare la minoranza del Pd: «Non è il “pregiudizio
della solita sinistra” ma l`individuazione del mondo che Verdini rappresenta a renderlo un avversario. E a convincerci che questa operazione di trasformismo vada combattuta». Si spiega Gotor: «Verdini è al timone di un Galeone fermo all`ingresso del porto del Pd che, per ora, ha calato la scialuppa delle riforme. A bordo,
però, c`è molto altro da sbarcare. E non mi si venga a raccontare che i verdiniani sono la nuova Margherita perché quello era il partito dì Nino Andreatta che combatteva quelli come Verdini e Cosentino».
Il partito della Nazione già c`è: «E punta al progetto neomoderato, con il solito patto tra imprenditori del Nord e ceti dei notabili del Centro Sud. È stato sperimentato in Campania dove De Luca è eletto anche con i voti di D`Anna e degli amici di Cosentino. E ora mi fa riflettere l`endorsement di Verdini per Sala, a Milano». Renzi,
chiude il cerchio Gotor, «imbarca Verdini per salvare se stesso al governo. Ma lui è anche segretario del Pd e sulle alleanze ha il dovere di essere chiaro e di indicare una prospettiva».