‘Tra 24 ore è possibile che il nostro connazionale Henrique Pizzolato venga impacchettato ed estradato in Brasile. Pizzolato è stato condannato in quel paese a 12 anni e mezzo di carcere e, da tempo, è detenuto nell’istituto penitenziario di Modena. Tra Italia e Brasile è in via di definizione un trattato, già sottoscritto dal nostro paese, che consentirebbe a Pizzolato di scontare la pena in Italia. Questa possibilità, che risponde a un principio fondamentale (quello di rendere meno afflittiva la pena legale), risulta ignorata dal nostro governo. E ciò perché le autorità brasiliane avrebbero garantito incondizionatamente la tutela dell’incolumità del detenuto in una speciale sezione del carcere di Papuda per detenuti ‘vulnerabili’. Ebbene, proprio alcune ore fa il carcere di Papuda, è stato teatro di un tentativo di evasione, nel corso di un’agitazione della polizia penitenziaria e mentre le condizioni generali del carcere precipitano. Questo sarebbe l’istituto che, secondo le autorità brasiliane e quelle italiane garantirebbe a Pizzolato ‘il pieno rispetto di tutti i suoi diritti’ e la ‘totale protezione della sua incolumità’. Non solo: in questo ‘carcere privilegiato’ Pizzolato dovrebbe stare fino al giugno 2016, per essere poi trasferito in un istituto a regime ordinario. Il che, in Brasile significa ritrovarsi in un ambiente dove domina ‘il degrado umano’ e dove ‘uomini e donne sono trattati come rifiuti, senza dignità, senza diritto alle regole igienico-sanitarie di base, senza difesa, senza le visite dei magistrati’ (testimonianza di un parlamentare brasiliano).Domandiamo al governo: è serio che in queste condizioni Pizzolato – italiano che già sconta la sua pena – venga esposto a rischipossibili per la sua incolumità e alla violazioni certe dei suoi diritti? Questa vicenda ci appare ancor più contraddittoria perché nulla impone una simile soluzione. E – va detto con rammarico- abbiamo seriamente creduto che Pizzolato potesse rimanere in Italia (e qui – lo ripetiamo – scontasse la pena inflittagli in Brasile), confortati dalle parole pronunciate più volte dal ministro della Giustizia. Parole inequivocabili. Evidentemente non avevamo capito’.
E’ quanto scrivono in una nota i senatori del Partito democratico Cecilia Guerra e Luigi Manconi.

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