Appena è divenuta ufficiale la notizia della decisione della Commissione di far uscire l`Italia dalla procedura di deficit eccessivo, avviata nell`ottobre 2009, si è messo in moto una sorta di assalto alla diligenza, da parte di svariati esponenti politici della maggioranza, sui possibili utilizzi delle presunte risorse addizionali a disposizione del nostro paese. Peccato che non ci sia alcun tesoretto da destinare al finanziamento di tagli di imposte o alla realizzazione di nuove spese pubbliche, almeno per ora.
Certamente, il fatto di essere rientrati a far parte dei paesi virtuosi ovvero di quel ristretto gruppo di paesi europei che presenta conti in ordine ovvero un rapporto tra deficit e Pil sotto la soglia del 3% – da cui sono esclusi, va ricordato, paesi importanti come la Francia e l`Olanda – è di per sé assai rilevante. Nuove opportunità e gradi di libertà si apriranno di qui al prossimo anno per la politica economica del nostro paese, che andranno tuttavia negoziati con Bruxelles. E il successo del negoziato dipenderà in larga misura dalla forza e dalla coerenza d`insieme delle proposte e dei progetti che sapremo mettere sul tavolo.
 Ma va subito chiarito che essere tornati tra i primi della classe non ci servirà a risolvere nei prossimi mesi i problemi di copertura di una serie di misure (Imu, Iva, Cigs e vari bonus) che sono state prese o sono allo studio ai fini di sostenere la domanda interna (consumi e investimenti). Alcune delle misure prese e/o in cantiere potrebbero servire a frenare la caduta della domanda e/o evitare ulteriori sue accelerazioni verso il basso. Sono dunque necessarie. Il problema è trovare a breve le risorse per finanziarle, magari attraverso una ri- composizione delle voci del nostro bilancio, perché nessuna risorsa aggiuntiva dall`Europa potrà essere usata e il deficit al 3% resta invalicabile.
Il fatto che il nostro Paese sia rientrato fra gli Stati virtuosi potrà avere un primo effetto positivo a fine giugno, al Consiglio europeo che si occuperà di misure per la crescita in generale e anche, su nostra richiesta, di iniziative per la lotta alla disoccupazione giovanile. In quest`ultimo caso, tenuto conto della larga convergenza nel riconoscimento della lotta alla disoccupazione giovanile quale sfida prioritaria per l`Europa e delle limitate risorse stanziate per ora a questo fine dalla Ue (in tutto 6 miliardi di euro per il periodo 2014-2020 da spalmare su tutti i paesi membri), il nostro Governo dovrebbe chiedere che esse vengano in realtà concentrate e spese subito già nel prossimo anno. E` una condizione necessaria sia per sperare di ottenere un impatto di qualche peso, sia per predisporsi a una richiesta di rifinanziamento dell`iniziativa.
 È evidente, tuttavia, che per fronteggiare i drammatici livelli di disoccupazione esistenti (inclusa quella giovanile) servirà un rilancio della crescita in generale. Il negoziato europeo di Giugno dovrebbe interessare qui due aree in particolare: in primo luogo meccanismi di aggiustamento macroeconomici più simmetrici rispetto agli attuali che nello scaricare tutto l`onere sui paesi debitori (come il nostro) hanno impresso un bias deflazionistico e recessivo all`intera zona dell`euro; in secondo luogo in base alle decisioni del Consiglio europeo di metà Marzo margini più ampi di flessibilità per le regole di bilancio dei singoli paesi in tema di investimenti produttivi e spese in grado di generare crescita. Dovrà soprattutto essere chiarito in sede europea a quali classi di investimenti e spese potrà essere applicata una valutazione speciale ai fini dell`equilibrio strutturale dei bilanci (la cosiddetta Golden rule). In linea generale, dovrebbero essere coinvolti i cofinanziamenti nazionali dei fondi strutturali. Ma è possibile ed è nostro interesse mirare a estendere questa interpretazione, per includere tutto un insieme di misure di investimento che possono esercitare un impatto a breve positivo sulla domanda interna e sulla crescita – in particolare opere pubbliche – unitamente alla riduzione della disoccupazione, in particolare giovanile. E ai fini del conteggio delle risorse aggiuntive su cui potrà contare il nostro Governo per finanziare il rilancio della crescita l`esito di tale negoziato sarà decisivo. Al riguardo la vicinanza delle elezioni tedesche purtroppo non sarà d`aiuto.
Comunque, a partire dall`autunno, la trattativa potrà riguardare anche gli spazi di manovra che potrebbero aprirsi sul deficit pubblico del 2014, sfruttando i margini esistenti fino alla soglia del 3%. Visto che l`anno prossimo il deficit nominale dovrebbe attestarsi intorno al 2,3% del Pil, si potrebbero negoziare con le autorità comunitarie circa 8-9 miliardi di euro per interventi strutturali per la crescita e l`occupazione. Per riassumere, la situazione della nostra economia resta assai difficile e l`uscita dalla procedura di infrazione potrà liberare risorse utili a partire dal prossimo anno, ma dovranno essere rigidamente targate per investimenti infrastrutturali e produttivi e altre misure per il rilancio dell`occupazione e della crescita. Di presunti tesoretti per finanziare un ritorno alla spesa pubblica allegra del passato è decisamente meglio non parlare.

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