Pietro Ichino insegna diritto del lavoro da oltre 3o anni. È senatore Pd, e mercoledì ha detto un “Sì” convinto alle nuove norme che estendono diritti e tutele ai lavoratori autonomi, dove vede «una svolta positiva davvero importante, da molti punti di vista». «Bene anche aver evitato di reintrodurre le tariffe minime», aggiunge. Mentre sullo smart working avverte: «Le nuove regole rischiano di ridurre quell`agilità del rapporto che invece va difesa».
Professore, contrario alle tariffe minime?
Sì. Qui semmai la via da seguire dovrà essere quella di un minimo orario applicabile solo nelle situazioni di sostanziale dipendenza economica dal committente.
Sul lavoro agile quali criticità vede?
Non si preserva l`agilità se raccordo tra le parti viene appesantito con costi di transazione superflui. Capisco l`obbligo di forma scritta, anche se oggi basta quella orale. Ma se s`impone di inserire nell`atto scritto una serie di altri contenuti, dalle forme di esercizio del potere direttivo alle condotte passibili di sanzioni disciplinari, si costringe la piccola e media azienda ad avvalersi di un consulente. Non ne vedo l`utilità.
Le imprese sono poi preoccupate per le norme su salute e sicurezza…
Quello dell`«informativa scritta con cadenza almeno annuale» sui rischi generali e specifici è un vincolo eccessivo visto che già oggi possiamo constatare che il rischio aggiuntivo del lavorare su di un pc a casa propria o dove si preferisce è pressoché irrilevante.
E sugli infortuni in itinere?
Qui il discorso cambia. La nuova normativa non è solo sovrabbondante: a me sembra proprio sbagliata. Di una norma specifica per il lavoro agile c`era bisogno, ma solo per precisare che non costituisce mai infortunio in itinere coperto dall`Inail quello in cui sia incorso il lavoratore nella frazione “agile” della prestazione. Nell`ambito di quella frazione, infatti, la persona interessata non è in alcun modo obbligata a muoversi da casa propria; se si muove lo fa per propria libera scelta.


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