LA 194/78 È UNA LEGGE CHE TUTELA LE DONNE. È UNA LEGGE DELLO STATO E IN QUANTO TALE DEVE ESSERE APPLICATA. Questo semplice e banale principio, che non dovrebbe trovare contraddittorio, è invece negato dall`esperienza.
 L`accesso alle strutture dove si pratica l`interruzione volontaria di gravidanza è diventato complesso quando non impossibile. Il motivo principale è l`altissimo numero di medici obiettori, passato dal 58,7% del 2005 al 70% circa nel 2010 per quanto riguarda i ginecologi (leggermente minori le percentuali per anestesisti e altro personale medico).
L`obiezione di coscienza è un diritto dei medici, diritto che nessuno vuole mettere in discussione. Si tratta però di un diritto individuale, che non può riguardare le strutture, né può ledere i diritti previsti e garantiti dalla 194. È esattamente in questa direzione che vanno le mozioni presentate come Pd alla Camera e al Senato durante il dibattito in Aula in questa settimana. Abbiamo chiesto e chiediamo che le singole obiezioni di coscienza da parte del singolo medico non si trasformino in obiezioni di intere strutture sanitarie: il governo deve impegnarsi concretamente perché almeno il 50% di personale in ogni struttura non sia obiettore.
Oggi ci sono Regioni, come la Campania o la Basilicata, dove il numero di obiettori supera 1`80%, rendendo di fatto impossibile l`accesso alle strutture e inapplicabile quindi la legge o costringendo donne e coppie a migrare verso altre regioni o all`estero.
E iniziano a spuntare di nuovo, spesso per notizie di cronaca nera o giudiziaria, gli ambulatori fuorilegge, dove si pratica l`aborto senza garanzie e controlli. È una situazione che non può essere tollerata. Non degna di un Paese civile, democratico, libero, rispettoso dell`autonomia delle donne.
Credevamo di aver dimenticato per sempre l`esperienza delle interruzioni clandestine di gravidanza, anche perché i dati dimostrano che la 194 è stata una legge efficace, se gli aborti in Italia erano circa 400.000 nel 1978 e sono circa 115.000 l`anno, riguardando nel 75% dei casi donne straniere, spesso poco informate sui propri diritti.
Accolgo quindi con favore l`annuncio del governo che si è impegnato a vigilare sulle Regioni perché vengano garantiti i servizi di interruzione volontaria di gravidanza, a seguito anche dell`approvazione delle mozioni alla Camera che chiedevano proprio un impegno in questo senso.
 C`è da passare dalla teoria – dove i diritti delle donne sono perfettamente tutelati – alla pratica, per garantire le scelte libere e la salute delle donne. Finanziando e ridando piena centralità ai consultori; proponendo come opzione alle donne l`interruzione volontaria di gravidanza farmacologica; promuovendo la conoscenza dei diritti in tema di contraccezione di emergenza; prevedendo azioni di prevenzione dell`interruzione volontaria di gravidanza mediante attività di educazione alla tutela della salute e di informazione sulla contraccezione nelle scuole; tornando a far interagire, come nelle intenzioni della 194, competenze sanitarie e psicologiche, di cura e sociali, di assistenza e di prevenzione.
La 194 perseguiva un equilibrio tra salute e l`autonomia, la libertà e la responsabilità delle donne e doveri e diritti dei medici, che sono indubbiamente portatori di libertà di scelta, ma hanno anche responsabilità, come singoli e come categoria, cui non possono sottrarsi. Questo equilibrio tra libertà individuale e responsabilità delle strutture va rivisto, per garantire sempre le cure e l`assistenza alle donne.
I tempi rispetto al 1978 sono cambiati. Tante cose per le donne sono migliorate, ma molto c`è ancora da fare per raggiungere una vera parità di genere e una vera libertà.
 Alla legge sull`aborto si arrivò dopo la stagione del femminismo, delle battaglie culturali per una società più libera e aperta. Una stagione che ha prodotto enormi risultati, per l`autonomia, la libertà e la responsabilità delle donne e per il Paese. Una stagione che – pur con le dovute differenze di pensiero e coinvolgimento – si è sentita di nuovo viva negli ultimi due anni, da quando il movimento delle donne invase piazza del Popolo a Roma, chiedendo con forza rispetto, diritti, cambiamento. Per far ripartire l`Italia anche con l`energia libera e sana delle donne.

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