Tommaso Nannicini, senatore del Partito democratico, che dice dei 5 furbetti del Parlamento che hanno intascato soldi di cui non avevano bisogno?
«Un parlamentare che prende 600 euro per un bonus di emergenza per partite Iva che hanno cali di attività ha un comportamento ingiustificabile, però…».
Però?
«Però è un po` guardare il dito e non la luna».
In che senso, scusi?
«Nel senso che ci sono molti italiani con redditi alti, non solo parlamentari, che hanno- avuto un bonus che doveva avere un tetto, come da marzo qualcuno sta proponendo».
E lei, senatore Nannicini, si è molto battuto a Palazzo Madama per mettere quel tetto…
«Io ho presentato degli emendamenti. E lo hanno fatto anche altri. I bonus dovevano essere progressivi per una questione di equità e selettivi per non sprecare risorse. Cioè bisognava darli a chi ha redditi bassi o a chi ne ha bisogno per cali di attività. Non si è voluto fare così e poi c`è poco da stupirsi se ce li hanno i navigator, i notai, i parlamentari… Se non si mette un tetto ce li hanno tutti».
Ma secondo lei perché mai il governo Conte non ha voluto mettere un tetto?
«Sinceramente io continuo a non capirlo. All`inizio c`era un po` l`idea di spargere moneta con l`elicottero. Banca centrale e governo dovevano dare soldi a tutti. Però questo atteggiamento può durare una settimana, dopo si dovrebbe capire che gli aiuti vanno dati a chi ne ha veramente bisogno, sennò poi i soldi finiscono. Insomma, c`è una questione di equità ma anche di opportunità. Anche se è il momento di fare debiti, perché come ci ha insegnato Draghi per uscire dalla crisi si può fare il debito buono, pure i debiti buoni finiscono se li usi male».
Certo fare debiti per dare i bonus ai parlamentari…
«I cinque parlamentari sono la punta dell`iceberg. Quando si è visto che i navigator, che sono co.co.co., avevano i 600 euro, in molti si sono strappati le vesti, però bastava fare un intervento legislativo per cui se hai il tuo stipendio non prendi il bonus di emergenza di chi l`ha perso».
Senatore, lei, insieme ad altri esponenti del Partito democratico, è un sostenitore del «no» alla riforma che taglia il numero dei parlamentari. Non ritiene che il clima di indignazione che è montato su questa poco commendevole vicenda, a settembre, contribuirà alla campagna referendaria a favore di quel taglio?
«Dovrebbe essere il contrario. Questo episodio dimostra che serve un Parlamento competente ed autonomo per correggere gli errori del governo. Se si allontana la politica dai territori per lasciare la scelta dei parlamentari ai capetti di partito, si rende la democrazia più fragile».


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