“Sarei molto attenta, al posto della Ministra Lezzi, a dire che è tutta colpa di quelli di prima come ancora una volta oggi nel corso della presentazione del Rapporto Svimez alla Camera. Un intervento povero, sguaiato, quasi fossimo ancora in campagna elettorale e non fosse compito di chi governa assumere la responsabilità dello stato delle cose.
Non mi pare di aver visto delineata nel Programma elettorale dei 5Stelle e nel fantomatico Contratto di governo una visione del Mezzogiorno degna di nota. Tantomeno l’ho rintracciata oggi negli attacchi sgrammaticati al Pd e nella faciloneria con cui si bocciano tout court le politiche precedenti, senza provare a svolgere una analisi e una lettura utili.
Capisco che è lo sport nazionale per eccellenza e che chi non ha molte frecce al suo arco non trova di meglio, eppure onestà mentale e serietà politica e di governo obbligherebbero a uno sforzo ulteriore.
Sono oltre 30 anni, grosso modo dalla fine della Cassa del Mezzogiorno in poi, che questo Paese si interroga sul gap
con il Sud e su come colmarlo: bibliografie su bibliografie sono lì a certificarlo.
Certo non potevano essere i Governi Renzi e Gentiloni a risolvere in un batter d’occhio tutti i problemi.
Potevamo però, e lo abbiamo fatto, lavorare per invertire una tendenza radicata, indicare una strategia di sistema che chiamasse alla responsabilità l’intera filiera della governance territoriale, cui è riconducibile – va ricordato – la maggior parte dell’utilizzo delle risorse europee, e le classi dirigenti meridionali. Potevamo, e lo abbiamo fatto, indicare i punti di forza da sostenere e le criticità da affrontare. Potevamo, e lo abbiamo fatto, fare leva sulle energie migliori e sulle nuove generazioni, indicare nell’innovazione, nella formazione, nella rigenerazione sociale e territoriale le leve straordinarie di cambiamento.
Una strategia di sistema che Svimez rileva certificando i tanti segnali di crescita innescati e avvertendo sul rischio di una brusca interruzione. Non a caso sottolineando quanto accaduto in questi anni e registrando la frenata del 2018.
Per questo abbiamo parlato di sviluppo a trazione meridionale dicendo l’Italia cresce solo se cresce il Sud. E quando diciamo crescita non immaginiamo misure assistenziali e passive come il reddito di cittadinanza ma una azione di sistema che punti su investimenti e nuovo welfare e che sia capace di coniugare crescita e inclusione.
Più leggiamo dichiarazioni e ipotesi, più si capisce come il reddito di cittadinanza sia la peggiore riedizione di un passato assistenziale e di un welfare passivo per cui non ci sono più i margini, oggettivi e soggettivi. Lo pagheremo a caro prezzo, questo cambiamento”.


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