“Occorre ripensare la competitività dell’industria europea alla luce di una perequazione dei costi energetici e ambientali: non attenuando i limiti ambientali, ma rifiutando di accogliere passivamente nel proprio mercato interno beni e materie che godono di un vantaggio competitivo basato su bassi costi energetici e bassi standard ambientali.” Lo dichiara il senatore del Partito Democratico, Francesco Scalia primo firmatario della mozione, sottoscritta da un consistente numero di colleghi, deposita in queste ore in Senato. “Alcune aree del mondo- spiega Scalia- non competono sul mercato mondiale con regole uniformi a quelle europee e statunitensi, come ha sottolineato il recente voto del Parlamento europeo contro il riconoscimento alla Repubblica popolare cinese dello status di economia di mercato (SEM) a 15 anni dal suo ingresso nella World trade organization (WTO)”.
“Tra le varie asimmetrie competitive – continua Scalia – una riguarda i diversi limiti alle emissioni inquinanti e i diversi costi dei vettori energetici utilizzati nelle produzioni industriali. In altri termini, bassi costi energetici si riverberano in costi di produzione più contenuti, maggiore competitività sul mercato e, di fatto, uno svantaggio per chi produce con un basso impatto di carbonio. Tra i Paesi più virtuosi, quindi paradossalmente più colpiti, c’è proprio l’Italia che, con una leadership su efficienza energetica e produzione rinnovabile, vede i propri settori energivori, come acciaio, carta, cantieri navali, vetro e alluminio, perdere costantemente competitività sul mercato mondiale”.
“Partendo da queste constatazioni – conclude Scalia – la mozione appena depositata propone due obiettivi. Il primo tende ad impegnare il governo in sede europea per introdurre un’imposta sull’intensità carbonica dei prodotti, da applicare in modo non discriminatorio sia ai prodotti UE che a quelli importati, sulla base del contenuto di anidride carbonica emesso per la produzione di tali beni, in modo da riconoscere i meriti ambientali delle produzioni manifatturiere UE senza discriminare quelle extra UE che rispettano gli stessi standard ambientali. Il secondo obiettivo impegna il governo ad individuare misure direttamente applicabili a livello nazionale che agiscano come leva di fiscalità ambientale, tramite la modulazione delle aliquote IVA e senza aumentare il gettito fiscale, finalizzate ad incentivare le produzioni più pulite e a disincentivare le altre, a prescindere da dove i beni vengano prodotti.”


Ne Parlano