Oggi approviamo un provvedimento importante che migliorerà l’azione di prevenzione e contrasto alle mafie e la gestione dei beni confiscati.
E’ un provvedimento frutto di un lavoro lungo, iniziato sui territori con la presentazione della legge di iniziativa popolare di modifica del Codice Antimafia, promossa da migliaia di associazioni – che chiedono di approvarlo presto e la cui voce ha la stessa importanza di altre che hanno preso parola in queste settimane -e proseguito con la presentazione e l’approvazione, da parte delle Camere, del Documento di analisi e proposta prodotto dalla Commissione Antimafia, infine arrivato alla presentazione e all’approvazione alla Camera di questo disegno di legge, che oggi abbiamo ulteriormente migliorato e che potrà tornare a Montecitorio per il sì definitivo.
E’ stato un percorso lungo, che voglio sottolineare perché è giusto ricordare come questo iter, nonostante ciò che si sta facendo apparire in questi giorni, abbia visto impegnate tutte le forze politiche e abbia dimostrato, al di là delle differenze, una volontà e un impegno comuni per combattere le mafie, per continuare a migliorare la nostra legislazione per poter sconfiggere la criminalità organizzata.
Sono passati 35 anni dall’approvazione della legge Rognoni-La Torre, che ha consentito il sequestro preventivo dei patrimoni dei mafiosi, di colpirli lì dove sono più sensibili, restituendo alla collettività ciò che gli è stato sottratto. Quella legge e quella idea, che qualcuno in questi giorni ha definito una follia degna dei regimi è stata il salto di qualità che ha cambiato la storia della lotta alla mafia e ha consentito di dare colpi durissimi alle mafie stesse.
Dopo 35 anni, c’era l’esigenza di “fare un tagliando”, come è stato detto. In particolare: di riformare l’Agenzia per i beni confiscati per evitare distorsioni evidenti, garantire le banche dati, consentire la presenza di personale stabile, qualificato e sufficiente per svolgere le mansioni che gli vengono attribuite, cambiare le procedure di intervento sulle aziende sequestrate per gestire quelle in grado di stare sul mercato, salvaguardando l’occupazione delle persone perbene e liquidando invece quelle non in grado di avere un futuro, con la delega al governo della normativa per tutelare i dipendenti.
Il Codice Antimafia interviene sui sequestri giudiziari per evitare abusi e distorsioni, migliorare la capacità di governo delle imprese. C’è molto altro in questa legge, ne hanno parlato i relatori e molti colleghi. Quello che voglio sottolineare è che questa legge mette il Paese nelle condizioni di amministrare al meglio e in modo trasparente un patrimonio che, grazie al grande lavoro di magistrati e Forze dell’Ordine, diventa sempre più consistente. Una ricchezza per l’Italia che va valorizzata e che non ci possiamo più permettere di lasciare inutilizzata o che si svaluti.
La legge Pio La Torre nasce da un’intuizione. Colpire i patrimoni con i sequestri preventivi e le confische per contrastare e combattere i reati di mafia. Oggi lo stesso parlamento europeo e molti paesi contrariamente a ciò che qualcuno ha teorizzato in quest’aula, guardano alle misure patrimoniali preventive come ad uno strumento indispensabile per la lotta alla criminalità e si propongono di introdurle.

L’idea, che trova applicazione nella legge, e di cui si è molto parlato in queste ore, di usare le stesse misure di prevenzione personali e patrimoniali per i reati gravi contro la Pubblica Amministrazione non è un’invenzione giustizialista. Significa, con la stessa logica, prevenire reati odiosi come la corruzione, che colpiscono la collettività, potendo attivare misure di prevenzione così come già sono applicate non solo per i reati di mafia ma anche per i reati di droga, violenza negli stadi e violazione dei daspo.
Certo, non bisogna consentire l’abuso di queste norme, ma è corretto pensare che sia giusto, attraverso il sequestro preventivo dei beni e dei patrimoni che si ritengono di provenienza illecita e sottratti al pubblico, garantire che vengano restituiti alla collettività alla quale sono stati sottratti senza che sia possibile occultarli.
Tra l’altro, i reati contro la P.A., a partire dalla corruzione, sono spesso segno di una situazione di diffusa illegalità, in cui le mafie si insinuano.
Aggiungo che anche l’estensione delle misure di prevenzione al terrorismo è decisiva per contrastare i finanziamenti al terrore.

Su questo tema dell’applicazione delle misure di prevenzione anche per i reati contro la pubblica amministrazione ho sentito parole forti: rischio totalitarismo, di regime, attentato ai diritti e alle libertà dei cittadini. Non è così e lo sa bene chi ha usato quelle parole, altrimenti si deve spiegare all’Aula perché si è arrivati qui senza neppure aver presentato un solo emendamento su questo argomento, dopo un anno e mezzo di discussione in commissione e dopo la discussione alla Camera. Davvero ci si è accorti di cose che ci sono state presentate come gravissime e liberticide solo dopo la scadenza degli emendamenti?

È evidente. Non lo sono, e lo sapete tutti se no questo allarme sarebbe stato sollevato subito.
Si dice che basta un indizio o un sospetto per procedere al sequestro preventivo di tutti i beni. Non è così. Occorre dimostrare che c’è un tenore di vita non giustificato dai redditi dichiarati, si procede ad un’istruttoria e per la prima volta, rispetto al sequestro preventivo, è stato introdotto il diritto alla prova.
In realtà se questo provvedimento esce migliorato dal Senato è solo grazie alla maggioranza e ai relatori che, con il loro emendamento, coerente con le osservazioni del Procuratore Roberti, hanno tolto dal testo il peculato d’uso e chiarito che, oltre alla abitualità, è necessario ci siano reati associativi collegati per applicare le misure preventive.
Quindi nessuna legge liberticida, ma una legge che esce su questo tema più equilibrata e migliorata rispetto alla camera

Mi si consenta un accenno al tema delle interdittive e dei certificati antimafia su cui ho ascoltato diversi interventi critici durante la discussione su un’altra delle norme che si sono rivelate più efficaci ed utili. Credo che prima che alla tutela delle imprese si debba in questa sede prendere atto che le inchieste da “Emilia” fino a tutte quelle sulle mafie al nord ci parlano del tentativo delle mafie di entrare e insediarsi nell’economia legale e ci raccontano di una impresa chiusa ogni tre giorni perché infiltrata dalle mafie. Se non partissimo da qui sembreremmo gente che vive sulla luna. Valorizziamo invece il fatto che proprio grazie alle interdittive, agli accessi ai cantieri e al lavoro delle prefetture stiamo contrastando con successo i tentativi della Ndrangheta e soci di penetrare nelle grandi opere, da Expo fino al Giubileo. E di fronte a ciò e interesse anche delle imprese sane, che non vogliono una concorrenza non libera perché condizionate dalle mafie non indebolire gli interventi per contrastare le infiltrazioni nel mercato legale.

Ho già detto! Questo provvedimento importante modifica il Codice Antimafia, migliorandolo e aggiornandolo. Altro che indebolire la lotta alla mafia. Un altro atto importante contro le mafie che conferma l’impegno che questa maggioranza e questo Parlamento hanno dimostrato in questa legislatura. Voglio fare per gli scettici e i propagandisti un elenco delle cose approvate in quest’Aula, che hanno dato più forza e più strumenti allo Stato per la lotta contro le mafie:
•Modifica del 416 ter con l’introduzione del voto di scambio, voti in cambio di favori, che dopo 3 anni, come conferma la Dna, ha mostrato di produrre risultati positivi
•La reintroduzione del falso in bilancio, la cui abolizione aveva chiaramente reso più difficile combattere corruzione e capitali mafiosi
•L’introduzione del reato di autoriciclaggio
•La legge anticorruzione e il codice degli appalti

Si è fatto molto. La lotta alla mafia l’abbiamo fatta veramente, nessuno ha il monopolio ed è bene che anche da qui arrivi un messaggio di unità e di determinazione per sconfiggere le mafie

Il nostro Stato ha forze, intelligenze, competenze per sconfiggere le mafie. La Magistratura e le Forze dell’Ordine, ai quali va il nostro ringraziamento, sono sempre impegnati e i risultati di queste settimane lo confermano: i 116 arresti di oggi sulla costiera ionica, gli arresti dei capi ‘ndrangheta Barbaro a Platì e Giorgi e San Luca. Si è molto parlato del baciamano al boss ma qui dobbiamo con orgoglio sottolineare l’arresto di due boss proprio nei santuari della ‘ndrangheta che sembravano inaccessibili per lo Stato e oggi una operazione altrettanto importante su quei territori. È stato un segnale forte. Anche per questo, per confermare con orgoglio il nostro impegno contro mafie, voteremo a favore di questo provvedimento e abbiamo preso l’impegno perché venga approvato in via definitiva alla camera prima dell’estate. Questa legge serve, da strumenti più efficaci per combattere le mafie, valorizza le tante forze civili e sociali che danno un contributo importante per la legalità e, soprattutto, dimostra che le istituzioni, parlamento in testa, non mollano guardano a come le mafie cambiano, adeguano i mezzi di contrasto e continueranno nei prossimi anni a dare colpi sempre più forti alle organizzazioni criminali.


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