“Oggi siamo tutti un po’ più soli, se ne è andato Piero Terracina, testimone diretto del più grave abominio dell’uomo sull’uomo. Di fronte al folle delirio che è stato il nazifascismo, Terracina scelse dapprima il silenzio, poi iniziò a parlare: dopo la profanazione di un cimitero ebraico, decise che era venuto il momento di trasmettere la memoria per evitare quell’abisso. Io ho avuto l’onore di incontrarlo: era un uomo buono, dal volto simpatico e dai modi semplici e gentili. Soprattutto non odiava: sapeva che tutto l’orrore che avevano vissuto lui e la sua famiglia e tutti i reclusi nei campi di concentramento, quel numero A5506 che aveva stampigliato sul braccio; tutto era figlio dell’odio, senza limiti e folle. Così da ingranaggio in una macchina di morte si era trasformato in un instancabile educatore per tanti ragazzi. Ma attenzione: non proseguire nella sua opera, non continuare a trasmettere la memoria ucciderebbe di nuovo Piero Terracina”. Lo ha detto in Aula il senatore del Pd Bruno Astorre, segretario dem del Lazio. “Tutti noi – ha proseguito Astorre – abbiamo il compito di rendere viva la sua testimonianza. Solo così potremo evitare che negozionismo, revisionismo, croci uncinate, discorsi carichi di odio e disprezzo mettano le radici nelle arene politiche, nei cuori e nelle pance delle persone. Raccogliamo la testimonianza di amore, tolleranza e dialogo di Piero Terracina, solo salvaguardando la memoria possiamo evitare il ripetersi di tragedia fondate sulla negazione dell’uomo”.


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