Parla di un progetto che parte addirittura dalla nascita del bambino, Valeria Fedeli, quando difende il completamento della Buona scuola bis. Un progetto che ha coinvolto numerosi interlocutori e che vuole mettere in connessione scuola, impresa e territori. Otto provvedimenti sono stati approvati dal Consiglio dei ministri. Molto si è parlato dell`accesso all`insegnamento e della nuova maturità, meno di altri. «Temi tutti importanti, collegati dallo stesso filo rosso», sottolinea la titolare dell`Istruzione.
Sua è stata la scelta di portare avanti i decreti legislativi. Quali sono i motivi di questa decisione?
«I decreti attuativi della Buona scuola rappresentano una parte molto qualificante e importante della riforma. Per questo abbiamo voluto portarli avanti con convinzione. I provvedimenti sono tutti collegati da un filo rosso: vogliamo migliorare la qualità del sistema nazionale di istruzione e mettere studentesse e studenti al centro di un progetto che dia in primis pari opportunità di accesso alla conoscenza, ma anche strumenti per costruire il proprio futuro e una formazione adeguata a standard e obiettivi internazionali. E grazie all`integrazione nidi-materne è un percorso che parte dalla nascita. I testi sono frutto di un lavoro che ha coinvolto, nelle audizioni in Parlamento, un centinaio di soggetti: organizzazioni sindacali, associazioni ed esperti hanno consentito di arricchire e migliorare i testi».
Una delega che impatta in modo significativo sulle scelte dei giovani e delle loro famiglie è il riordino dell`istruzione professionale. Che cosa accadrà?
«Abbiamo lavorato ragionando sulle esigenze di chi studia, pensando al futuro dei ragazzi. E cercato di mettere più in relazione la scuola con il territorio e con il tessuto produttivo, incrementando le ore di laboratorio. Il decreto di riordino fa cose attese da tempo: innanzitutto dà una identità più chiara agli istituti professionali e poi fa ordine fra competenze dello Stato e delle Regioni. I percorsi di studio sono stati rivisti e incrementati: passano da 6 a 11 e si riferiscono alle attività economiche di rilevanza nazionale. Per ogni indirizzo ilministero definirà, con decreto, i profili di uscita e i risultati di apprendimento. Ogni istituzione scolastica potrà declinare gli indirizzi in base ai percorsi formativi richiesti dal territorio, coerentemente con le priorità indicate dalle Regioni».
Si tratta di un settore già precedentemente riformato e che non riesce a decollare, come mai? In che modo il nuovo testo potrebbe migliorare le criticità dell`istruzione professionale che ne hanno limitato le capacità finora?
«Oggi ci sono diverse novità. Ad esempio una sempre maggiore personalizzazione degli apprendimenti: l`intento è far sì che chi studia,
attraverso un progetto formativo individuale, possa sviluppare e acquisire competenze che aiutino nell`accesso al mondo del lavoro. Il decreto approvato prevede poi maggiore spazio all`alternanza scuola-lavoro e all`apprendistato. Abbiamo rafforzato i laboratori e ci sono risorse anche per incrementare il personale dedicato: questa è un`attenzione che era mancata in passato. È un salto di qualità, che farà degli istituti professionali vere e proprie scuole territoriali di innovazione».
Da una parte il modello regionale, dall`altra quello statale. La filiera professionale italiana è caratterizzata da questo doppio sistema. In quale prospettiva vi siete mossi? Avete tentato di unificarli?
«I due modelli, grazie al decreto, si parleranno sempre di più. E lavoriamo nell`ottica del dialogo e dell`interazione fra i due sistemi. Le innovazioni introdotte sono il frutto di un`ampia condivisione con la Conferenza unificata delle Regioni e con le Commissioni parlamentari permanenti. Tutti gli attori in campo, per una volta, hanno obiettivi comuni. Un sistema di monito raggio, pensato appositamente, consentirà di valutare nei prossimi anni l`andamento delle novità».
Il decreto prevede una serie di provvedimenti attuativi. Sarà tutto pronto per il debutto dei nuovi istituti professionali nel 2018/2019?
«Lavoreremo subito all`attuazione, con l`intenzione di rispettare tempi e obiettivi previsti da questo e dagli altri decreti».


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