Quello della conoscenza non è un settore della società ma un pilastro che ne rende possibile la crescita e lo sviluppo non solo da un punto di vista culturale ma anche economico e sociale. Ecco perché a quasi due mesi dalla chiusura delle scuole in Lombardia e in Emilia Romagna (era il 22 febbraio) e poi successivamente, dal 5 marzo, anche nel resto d’Italia, è fondamentale definire e comunicare al Paese in modo preciso, univoco e puntuale a quali condizioni e attraverso quali misure è possibile garantire un rientro in sicurezza dal 1 settembre.

La didattica a distanza ha rappresentato in queste settimane, e continuerà a rappresentare anche nel futuro, una straordinaria risorsa, lo strumento attraverso il quale è stato possibile assicurare la continuità scolastica grazie soprattutto all’impegno e alla disponibilità di tutta la comunità educante, famiglie, docenti, dirigenti scolastici, nel mettersi in gioco sperimentando piattaforme telematiche, nuovi metodi d’insegnamento e di relazione.

Uno sforzo che va riconosciuto, valorizzato, premiato anche nel tenere conto delle difficoltà e dei limiti riscontrati. Connessioni instabili in alcune zone del Paese, mancanza di device e deficit di competenze hanno purtroppo reso non omogenea la diffusione della DAD sull’intero territorio italiano e impedito, in alcuni casi e contesti, la sua piena fruizione.

Ragione per la quale alcuni giorni fa a nome del Partito Democratico ho lanciato la proposta di un accordo tra Rai e Ministero dell’Istruzione per un canale del digitale terrestre finalizzato ad accompagnare la didattica a distanza e contribuire alla riduzione delle disuguaglianze. Un canale che segua i programmi scolastici certificati dal ministero e realizzati con la collaborazione operativa dei docenti. Uno strumento in più per superare, strutturalmente, i gap di accesso, con un risultato di uguaglianza e facilitazione della vita delle famiglie.

Ma oggi, mentre ci si interroga su come riaprire le fabbriche, credo sia altrettanto necessario e urgente definire anche come riaprire la scuola intesa come spazio fisico indispensabile non solo all’apprendimento, ma anche all’incontro e alla relazione positiva con gli altri. Non si tratta di aver fretta di riaprire le scuole sfidando il principio di massima cautela cui giustamente ci richiamano medici e scienziati. Si tratta però di sapere che per organizzare la ripresa bisogna da subito mettere in campo un piano dettagliato e risorse ad hoc (compresi i fondi europei come proposto dalle europarlamentari del Pd Moretti e Picierno) per ampliare gli spazi per fare lezione in presenza rispettando il distanziamento sociale, per dotare tutti gli istituti di dispositivi per il rilevamento della temperatura, per reclutare il personale necessario a ridurre il numero di alunni per classe.

Un piano da cui non può essere esclusa la fascia dei bambini da zero a sei anni. Asili nido e scuola dell’infanzia sono istituzioni educative che strutturano un primo fondamentale momento di relazione con gli altri. Come attestano tutti gli studi, privare le bambine e i bambini di questa opportunità significa compromettere tutto il successivo percorso aumentando deficit e disuguaglianze. Il distacco prolungato da un ambiente educativo e di gioco protetto e ricco di opportunità, rischia di provocare conseguenze di lunga durata sull’equilibrio psico-fisico ed emozionale dei più piccoli per i quali dovremmo probabilmente immaginare progetti di recupero della socialità da mettere in campo ben prima della riapertura delle strutture in autunno.

Sconvolgendo abitudini e organizzazioni sociali fondate sulla co-presenza, l’irrompere del Coronavirus ha reso ancora più evidente la necessità e l’urgenza di un investimento strutturale e deciso nell’innovazione digitale decisivo per affrontare e governare il cambiamento. Ma ci ha anche richiamato, e continuerà a richiamarci, alla responsabilità di guidare processi e fasi complesse del nostro tempo. Riaprire l’Italia in sicurezza è la sfida cui siamo chiamati tutti a collaborare e a contribuire, ciascuno per la propria responsabilità, ricercando e condividendo soluzioni innovative, sostenibili, concrete per non lasciare indietro nessuno, colmare le disuguaglianze, garantire a tutte e tutti i diritti fondamentali alla salute, il lavoro, l’istruzione.


Ne Parlano