“Sulla scuola ci giochiamo tutto. Il primo errore da non commettere è parlarne dunque come settore”. Non le piace la parola “settore-scuola”? “Non ci aiuta ad affrontare quella che è la vera urgenza di questo tempo. La scuola, e dico purtroppo, è entrata tardi nel dibattito pubblico. Esiste invece un intreccio stretto fra istruzione ed economia che andrebbe meglio raccontato. Solo quando cominceremo a non separarla dall`economia, solo quando non la intenderemo come `qualcosa da riaprire` ma come `l`indispensabile per ricominciare`, solo allora si potrà davvero ragionare senza ideologia”. Con Valeria Fedeli, senatrice del Pd, ex ministro dell`Istruzione durante il governo Gentiloni, riusciamo a parlare di scuola senza parlare della ministra, Lucia Azzolina, che la destra processa ma solo per riaprire i conti con il governo. C`è invece la necessità di riaprire le scuole in sicurezza, ma per la Fedeli abbiamo un` altra occasione: “Possiamo finalmente spiegare che le risorse del Recovery fund sono vincolate alla capacità di investire sull`educazione scolastica. Possiamo metterci alle spalle il ritardo che abbiamo accumulato per colpa di un retaggio storico-culturale. E` quel riflesso condizionato che non ci fa parlare di scuola come grande infrastruttura e molla dello sviluppo”. Registra che di scuola se ne sta discutendo tantissimo adesso e, a volte, in maniera caricaturale, e troppo poco nei primissimi giorni di chiusura quando “abbiamo discusso su come riaprire le fabbriche senza capire che il vero differenziale della produttività, oggi più che mai, passa dagli investimenti sulla ricerca”. Le scuole vanno aperte e non c`è dubbio.
Per la Fedeli siamo in ritardo, ma è un ritardo che, ripete, non è solo il prodotto di un rimbalzo fra scienziati, tecnici, sindacati. E` sufficiente dire che il protocollo per favorire l`inizio dell`anno scolastico, protocollo sottoscritto fra governo e sindacati della scuola (un accordo che smonta alcuni alibi) è stato firmato “solo” il 6 agosto ed è stato l`ultimo delle intese del settore pubblico. Non doveva essere il primo? Risponde l`ex ministra: “Tendiamo erroneamente a ridurre la controversia. Sento dire che la scuola serve alle famiglie. E` verissimo ma è più giusto dire che serve `anche` e non solo alle famiglie? Ci serve per avere futuro qualificato. Servono i congedi parentali per i genitori, ma come servono studenti in aula”. Per “incitare” il governo, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha avvertito che sulla “scuola si rischia la rivolta di massa”. La ministra Azzolina ha invece denunciato “il sabotaggio da parte dei sindacati”. Come si capisce, il pericolo è sempre quello di “parlare della scuola senza parlare di chi a scuola deve andarci”, finire dunque per indicarla come uno “spazio” fisico che permette ai genitori di ritornare alle loro attività. Per l`ex ministra questo è il peggiore modo per ragionarne. E` tra coloro che hanno apprezzato lo sforzo compiuto grazie alla didattica online, ma, avvisa, che con le scuole chiuse, il rischio è enorme. “Le ricerche dicono che nei primi mille giorni di formazione si concentrano quegli stimoli educativi che permettono successivamente di superare le diseguaglianze sociali”. Non ci sono ancora dati ufficiali, ma “la scuola a distanza significa fare sì lezione, ma non vuole dire che da quelle lezioni si è appreso”, spiega la senatrice. E` costretta a ricordare che l`Italia è una nazione drammaticamente indietro e che la tecnologia muta con la geografia. “Un genitore, a casa, non può accompagnare l`alunno nel suo percorso formativo. Questo significa che servono docenti e non solo sul monitor”. E servirebbero – e qui, la Fedeli lancia una sfida al M5s – le risorse del Mes. Se è vero che avere personale medico nelle scuole sarebbe il vero successo, se la pandemia ha dimostrato che la medicina di prossimità è quella che bisogna implementare, come si fa a non cogliere l`opportunità? Anche lei, così come il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, propone il suo patto per la crescita dove la scuola sta al centro. “Cosa c`è di meglio che aprire in sicurezza utilizzando le risorse del Mes che ci mette a disposizione l`Ue? Avremmo personale competente per rilevare le temperatura a scuola, termoscanner da collocare agli ingressi scolastici. E` la rotta che ci ha indicato Mario Draghi. La scuola riguarda tutti i partiti. C`è qualcuno che avrà il coraggio di tirarsi indietro?”.


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