“il fenomeno delle supplenze nella scuola non diminuisce. Anzi si è incrementato quest’anno e rischia di aumentare a dismisura per l’anno prossimo. In seguito alle cessazioni ordinarie e di altri provvedimenti di legge, si prevede che andranno in pensione oltre 40 mila docenti antro il 31 agosto”. Lo dichiara la senatrice del Pd Daniela Sbrollini.
“Nell’anno appena concluso – aggiunge la senatrice dem – gli annunci del ministro Bussetti – “avremo ottantamila supplenti nelle nostre scuole” – sono stati smentiti. Infatti, il numero di supplenti è stato -secondo un conteggio effettuato dalla Flcgil scuola- di 95 mila unità.
Dunque il fenomeno delle supplenze non diminuisce. Anzi si è incrementato quest’anno e rischia di aumentare a dismisura per l’anno prossimo. Alle cessazioni ordinarie e di altri provvedimenti di legge, si sono aggiungeranno quelle di “quota 100”.
Per contro le scuole avranno molte difficoltà nel reclutamento dei nuovi docenti: faranno fatica a rimpiazzare i docenti in uscita e a dare stabilità alle cattedre che negli anni trascorsi erano occupate da personale supplente.
In molte regioni, soprattutto al Nord e al Centro, e per molte materie, non si trovano insegnanti con la formazione e i titoli adeguati a occupare le cattedre di ruolo lasciate libere e vacanti.
in assenza di docenti di ruolo, le scuole dovranno ricorrere ai precari delle graduatorie di istituto o, sempre più spesso, alla messa a disposizione di personale senza tutte le qualifiche necessarie.
si ipotizza, dunque, che il prossimo anno scolastico possa partire con 160-170 mila insegnanti precari in cattedra e contemporaneamente le graduatorie pre-ruolo sempre piene.
Per questo ho presentato assieme ai colleghi del Senato una interrogazione al proposito”.
Conclude la senatrice Pd: “L’avvio ordinato dell’anno scolastico è a rischio. Questo avrà ricadute sulla qualità didattica.
Il ministro Marco Bussetti, in più di una circostanza, ha dichiarato che i tagli della Legge di bilancio 2018 e la carenza di risorse sono dipesi proprio alle due misure fortemente volute dal governo che hanno drenato risorse pubbliche: il Reddito di cittadinanza e, appunto, Quota 100.
Una scelta politica dunque. Che penalizza la qualità della scuola e ripropone la precarietà nel mondo dell’insegnamento. Quello che il Governo Renzi aveva cercato in tutti i modi di eliminare”.


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