E’ quindi  per la buona scuola che un pezzo di gruppo dirigente ha deciso di abbandonare il Partito democratico? Se il Pd è nato per cambiare l`Italia, promuovere uguali opportunità, rimettere in moto la crescita, l`azione di governo non poteva non partire dalla riforma della scuola, unico vero strumento per gettare fondamenta solide per l`equità. Dirà Bersani «Sono gli insegnanti elettori che se ne sono andati». Ma non era lui ad affermare nella campagna elettorale del 2013 che «per far crescere l`Italia ciascuno si sarebbe dovuto scomodare un po`»? Quali proposte alternative hanno i compagni per combattere la dispersione scolastica, rispetto a ciò che ha fatto il Governo, ovvero dare alle scuole 50.000 insegnanti in più, obiettivi chiari e rendicontabili da raggiungere, risorse e strumenti per innovare la didattica? Quando il Governo Renzi si è insediato erano 135.000 gli insegnanti precari delle Gae e ancora di più quelli delle graduatorie di istituto con un groviglio di diritti contrapposti creati dai tagli drammatici della destra (85.000 posti in meno) e dalle riforme della formazione iniziale e reclutamento dei governi che si erano avvicendati negli anni. Se il Governo Renzi non avesse investito 3 miliardi all`anno e altri 400 milioni nell`ultima legge di bilancio per assumere nel triennio circa 200 mila insegnanti, svuotando gran parte delle graduatorie di prima fascia, oggi non potremmo iniziare a pensare soluzioni per i precari di seconda e terza
fascia di istituto con 36 mesi di servizio. Non c`è dubbio. La mobilità straordinaria ha gettato nel caos l`inizio di questo anno scolastico. Con il meccanismo dell`assegnazione provvisoria per riavvicinare gli insegnanti del sud, assunti a nord, alle loro famiglie, le scuole del centro nord sono rimaste sguarnite di insegnanti e le lungaggini degli uffici scolastici delle regioni del mezzogiorno hanno causato una girandola di supplenze fino a Natale facendo arrabbiare studenti e famiglie. Siamo riusciti a creare la tempesta perfetta. Un Ministro ha pagato gli errori commessi. E non è la prima volta che accade in  viale Trastevere. La legge 107, la famigerata «buona scuola», e molto di più di un`operazione di stabilizzazione del personale docente È il blando dell`autonomia scolastica che mette al centro il successo formativo degli studenti, tutti, non uno di meno. Quando Matteo Renzi è arrivato al Governo la disoccupazione giovanile era al 43,6%. Oggi è scesa al 379%, grazie alle riforme attuate in questi tre anni ma è comunque troppo alta. Nel 2014 avevamo 2 milioni di Neet e la dispersione scolastica era al 15%, ma raggiungeva punte del 20% tra i maschi ed era ancora più alta nel mezzogiorno e nelle periferie delle grandi aree metropolitane. L`obiettivo europeo per il 2020 è del 10%. Dovevamo stare a guardare i ragazzi perdersi per la strada o era necessario intervenire per migliorare la qualità della scuola? Finalmente con risorse umane e finanziarie adeguate e con strumenti normativi rispettosi dell`autonomia costituzionalmente garantita, nonostante resistenze e diffidenze, le scuole hanno lavorato in modo collegiale per progettare l`offerta formativa triennale. Potendo contare su una dotazione di 40 milioni di euro stanziati dal Governo, le scuole hanno iniziato a riflettere sui bisogni formativi del personale docente e non docente (ricordate gli insegnanti che si pagavano di tasca propria l`aggiornamento?) e nei comitati di valutazione sono stati condivisi i primi criteri per premiare l`impegno dei docenti (200 milioni stanziati dal Governo, circa 26.000 euro per scuola). Mentre nessuno è morto di «preside sceriffo», sono stati soprattutto gli insegnanti a scegliere dall`ambito territoriale in quale scuola lavorare, realizzando pienamente l`intento del legislatore, ovvero l`incontro tra le esperienze dei docenti e i bisogni delle scuole. Ovunque vi sia un sistema duale, come in Germania, Austria, Svizzera, il tasso di disoccupazione giovanile è nettamente più basso rispetto al resto dei paesi europei. A Bolzano, dove la formazione duale c`è dagli anni 50, il tasso di disoccupazione giovanile è dell`11,9%. Più apprendistato significa meno disoccupazione e meno dispersione scolastica; non occorre stravolgere il nostro sistema di istruzione e formazione professionale ma occorre integrarlo con un sistema capace di rafforzare l`istruzione di qualità con la concretezza della forrnazione sul campo. L`alternanza scuola-lavoro consente ai ragazzi di mettersi concretamente alla prova e permette di unire il Sapere al fare. Per il futuro dobbiamo continuare a lavorare affinché tutti gli studenti quando escono dal percorso di istruzione siano in possesso di «competenze di cittadinanza essenziali». Al leggere, scrivere e far di conto di un tempo oggi dobbiamo aggiungere conoscere bene l`inglese, perché nonostante i muri che altri stanno edificando e che noi continueremo ad abbattere, i nostri figli sono già cittadini del mondo. Devono conoscere la Storia, la musica e l`arte perché è la bellezza che nutre l`anima. La riforma dello Zerosei e l`investimento di 670 milioni di euro contenuto nella legge di bilancio è una straordinaria opportunità per combattere la povertà educativa e le disuguaglianze, promuovere pari opportunità di crescita e di apprendimento superando i divari tra nord e sud. Per «rimuovere gli ostacoli di origine economico sociale» occorre sostenere gli studenti meno abbienti con borse di studio già a partire dall`uscita dalla scuola del I ciclo ed investire disegnando le zone di «educazione prioritaria». Affidare maggiori libertà e responsabilità ai ragazzi della scuola secondaria di secondo grado nella definizione del curriculum dello studente, rivedendo le indicazioni nazionali. Occorre creare un curricolo «dalla culla alla tomba», rilanciando la formazione continua e permanente, con misure a sostegno delle imprese ed investendo nei Cipia dove arrivano sempre più adulti per tornare sui banchi di scuola, avendo capito che la migliore garanzia contro la disoccupazione è il possesso di solide conoscenze, abilità e competenze. Le scuole hanno bisogno anche di personale Ata nelle segreterie scolastiche adeguatamente formato. Il rinnovo del contratto degli insegnanti rappresenta una grande opportunità per ridefinire la professionalità docente, mettendo fine all`ipocrisia delle 18 ore settimanali che giustificano un basso stipendio, mentre con 11 nuovo sistema di formazione iniziale e reclutamento potranno fare ingresso stabilmente nella scuola giovani preparati e motivati «non a riempire secchi, ma ad accendere fuochi» come William B. Yeats definiva con profonda semplicità il compito dell`educare. Abbiamo una grande sfida educativa da affrontare. Perché i nostri ragazzi non si perdano alimentando l`odio in rete, occorre renderli protagonisti del loro futuro affidandogli un compito grande. Salvare il mondo.


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