Nei giorni scorsi avevano scritto lettera a Renzi
“Il mondo del calcio deve avere credibilità, prima di tutto nei suoi massimi rappresentanti. Non ci devono essere ombre di alcun tipo, men che meno riguardo argomenti delicatissimi come la lotta al razzismo. Il calcio, per la sua capillare diffusione nel paese deve veicolare solo messaggi che abbiano una funzione positiva anche e soprattutto dal punto di vista sociale. Ecco il motivo per il quale auspichiamo una riflessione profonda di tutto il mondo del calcio per poter garantire quel rinnovamento nel mondo del calcio che passa anche per la totale credibilità nelle battaglie e nelle campagne sociali che lo sport deve promuovere”. Lo scrivono in una nota i senatori del Pd Sivio Lai, Raffaele Ranucci, Iosefa Idem, Paolo Guerrieri, Maurizio Migliavacca, Giuseppe Cucca, Giancarlo Sangalli, Rosa Maria Di Giorgi, Ignazio Angioni, Carlo Pegorer, Federico Fornaro che nei giorni scorsi, subito dopo l’uscita dell’Italia dai campionati del mondo di calcio, hanno scritto una lettera al Presidente del Consiglio Matteo Renzi dopo le recenti dichiarazioni del candidato Carlo Tavecchio e dopo le notizie dell’inchiesta avviata dalla Fifa. “Il nostro intervento – precisano i senatori – era stato sollecitato da tantissimi cittadini e sportivi anche prima delle polemiche suscitate dalle parole di Tavecchio. Il calcio non può essere considerato solo ed esclusivamente uno sport ma ha assunto nel tempo le caratteristiche di un vero e proprio fenomeno sociale, per non dire che si tratta di un’immensa azienda che produce ricavi o perdite, con centinaia di migliaia tra dipendenti e lavoratori dell’indotto. Parlano chiaro i numeri dell’industria calcio, ne citiamo solo alcuni tra quelli presenti nel report 2014: 38 milioni di tifosi. Un milione e 100 mila tesserati alla FIGC. 13 mila e 700 società dilettantistiche e giovanili, quasi 2500 milioni di Euro il valore della produzione della sola serie A, 1200 milioni di Euro il costo del lavoro in serie A, 1000 milioni di Euro la contribuzione fiscale e previdenziale aggregata al calcio professionistico. Dati impressionanti che confermano quanto dicevamo: il calcio è qualcosa di più di uno sport o di un gioco e deve essere guardato con attenzione dalle principali istituzioni. Il clamoroso flop ai recenti campionati del mondo in Brasile ha aperto formalmente la crisi nella Federazione Italiana Gioco Calcio. Il Presidente Abete ha deciso di lasciare definitivamente l’incarico e da subito si è aperta la corsa alla sua successione. Fatte salve le prerogative e l’indipendenza della Federazione crediamo che le principali istituzioni pubbliche non possano non occuparsi di un settore che ha una così grande importanza per le sue implicazioni economiche e sociali. Non chiediamo e non sollecitiamo indebite ingerenze, vogliamo però evidenziare come il nuovo corso che è stato avviato nel paese deve riguardare tutti i settori della nostra società. Lo sport, ed in questo caso il calcio, ne fanno parte a tutti i diritti. Evidenziamo dunque la necessità di fare ogni possibile sforzo perché si possano creare tutte le condizioni per un ricambio generazionale ai vertici della FIGC e dunque alla guida del calcio italiano. Serve aria nuova, servono energie fresche ma soprattutto è necessario rinnovare e riformare l’industria del pallone con persone competenti ma anche in grado di portare idee e programmi nuovi. L’eliminazione al primo turno del campionato del mondo è solo l’ultimo, in ordine di tempo, dei risultati negativi del nostro calcio. Le nostro principali squadre negli ultimi anni non sono riuscite, a livello europeo, a raggiungere quegli obiettivi e ad svolgere quel ruolo di primo piano che il nostro calcio tradizionalmente occupa. Questo ha fatto sì che l’Italia sia retrocessa nei ranking UEFA, tanto da perdere la quarta squadra in Champions League e a mettere in discussione anche la presenza futura della terza squadra. Un fatto che non può non preoccupare perché, al di la del risultato sportivo, la mancata partecipazione alla principale competizione europea comporta una perdita economica ingente per le squadre italiane”.

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