«Abbiamo depositato in Senato un ddl che riscrive le norme su ricercatori e dottori di ricerca, per contrastare il precariato strutturale, che è il principale nemico della ricerca. I ddl attualmente in discussione alla Camera rischiano di ingigantire il precariato anziché ridurlo». Così il senatore del PD Francesco Verducci, vicepresidente della Commissione Cultura del Senato e primo firmatario della proposta. «Come più volte denunciato dalle associazioni dei dottorandi e dei ricercatori, il sistema universitario italiano investe risorse per formare giovani ricercatori che, dopo tre, cinque o sei anni, espelle dal sistema stesso: circa il 90 per cento dei giovani ricercatori non viene assorbito dalle università e, dalla riforma Gelmini ad oggi, abbiamo perso 15mila docenti. Numeri che portano le università a chiudersi ulteriormente, quando invece abbiamo bisogno di un’università più grande e aperta: più accessi, più laureati, più ricercatori per arrivare alla – ancora lontana – media dei Paesi OCSE. Tra le principali novità introdotte dal disegno di legge l’abrogazione dell’assegno di ricerca quale strumento principale di pre-ruolo; l’eliminazione della figura del Ricercatore a Tempo Determinato di tipo a) e la trasformazione di quella di tipo b) quale unica modalità di accesso al pre-ruolo, definita in tenure track, suddivisa in Junior (3 anni) e, dopo la valutazione positiva da parte del Dipartimento, Senior (2 anni). In questo modo agli attuali due o tre anni di assegno di ricerca, più cinque di RTDa, più tre di RTDb, ovvero circa dieci anni di precariato, si sostituisce un periodo pari alla metà. Il modo più forte per contrastare il precariato e valorizzare i percorsi di ricerca».


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