‘E’ necessario chiarire, onde evitate strumentalizzazioni, che nessuno qui ha intenzione di contestare l’esigenza di una sana pratica di controllo dei costi e di efficientazione dei processi, specie in un’ azenda pubblica come la Rai, dove è evidente a tutti che negli anni, e sotto ogni gestione, si sono verificate occasioni di spreco inaudite e inaccettabili specialmente in tempi di crisi. Dunque si alla spending review, come ad ogni buona pratica che porti a migliorare i conti di un’azienda pubblica ma senza intaccare la qualità e la garanzia dei servizi offerti ai cittadini. Perchè il punto è proprio questo, occorre saper distinguere tra sprechi ( e su questo si potrebbe aprire un ampio capitolo in Rai) e quei costi sani che corrispondono invece alla funzione primaria del servizio pubblico’. Così il senatore del Partito Democratico Silvio Lai rispondendo a chi in queste ore lo cita perché avrebbe difeso la sede Rai di Sassari dalla chiusura. ‘E’ inaccettabile mettere sullo stesso piano il mega stipendio di qualche super conduttore – sottolinea l’esponente pd – o le spese faraoniche e ingiustificate per certe produzioni televisive, con l’esigenza di chiudere -sic et simpliciter- una o più sedi territoriali che da decenni servono l’informazione e dunque la cultura della democrazia di questo Paese. L’idea che con i tagli orizzontali si risolvano i problemi, ha sempre portato danni in Italia è bene ricordarselo. E spero bene che per la tentazione di dare un ‘segnale’ agli italiani, non si finisca per buttare via un enorme patrimonio di professionalità oltrechè dei veri e propri presidi della democrazia. Mi auguro per il bene di tutti che non sia questa la logica che anima la riforma del servizio pubblico e che invece ci si attrezzi per agire chirurgicamente, valutando caso per caso, colpendo senza pietà gli sprechi, ma salvaguardando al contempo tutto ciò che ha fatto grande la Rai in Italia, proprio a partire dalle sue radici sul territorio, che hanno dato e danno, voce a milioni di cittadini. ‘Per ciò che mi riguarda occorre andare nella direzione tracciata di una riforma della Rai – conclude Lai – che non deve essere succube ai partiti e ai governi, e neanche al mercato, se i cittadini pagano il canone. E mantenere sedi regionali in grado di garantire localmente l’informazione pubblica evitando di lasciare i territori in balia di soggetti privati monopolisti che condizionino la politica e l’economia locali’.

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