Il disastro ferroviario in Puglia ha lasciato tutti sgomenti. «Inaccettabile» lo ha definito il Presidente della Repubblica. L`enormità del fatto ha acceso le luci su una delle patologie che affliggono il nostro Paese: il degrado del trasporto ferroviario regionale, che ogni giorno vede svolgersi l`odissea di milioni
di pendolari. Disagi e rabbia, che raramente si affacciano oltre le pagine locali, ma che raccontano un ulteriore “dualismo” che attraversa e spacca l`Italia: la “periferia” dei treni locali contro i “quartieri
alti” dell`alta velocità.
Il Ministro Delrio ne è consapevole e ha voluto distinguere sin dall`inizio la sua azione rimettendo al centro il tema del trasporto ferroviario regionale, destinando risorse cospicue proprio alla sicurezza
delle reti (oltre 1,2 miliardi solo nell`aggiornamento del contratto di programma con le Ferrovie dello
Stato, più altri 1,8 miliardi annunciati ieri), e liberando fondi per l`acquisto di nuovi treni per i servizi
regionali.
La linea su cui si è verificato l`incidente non appartiene allo Stato, ma alla Regione Puglia, che ne ha
affidato la gestione a un soggetto privato. Ed è proprio in questa quota locale della rete che si concentrano
i chilometri residuali (circa 600 in tutta Italia) non ancora attrezzati con le più evolute tecnologie
di sicurezza. Con evidente paradosso, la tragedia di Ruvo è divenuta paradigma della penuria di risorse
per investimenti infrastrutturali nel Sud. Eppure per quella linea i soldi c`erano, da molto tempo. Ma
non sono stati messi a frutto.
In realtà, prima ancora della mancanza di soldi, è l`incapacità di spenderli bene, su priorità accuratamente
selezionate e possibilmente in tempi almeno prossimi alla media europea, che ci mette in coda alla classifica. Certo, buona parte di questo male dipende da questioni più generali, “di sistema”, come si dice: illegalità, corruzione, complicazione burocratica. E su questo versante il governo e la legislatura
in corso stanno facendo molto con il nuovo codice degli appalti e con la riforma della pubblica amministrazione.
Ma ci sono aspetti specifici che riguardano la ferrovia, che vanno chiariti e affrontati. Il prima riguarda
l`esigenza di ottimizzare le risorse disponibili, selezionando adeguatamente i progetti. Sappiamo
che l`Ue ha finanziato il raddoppio, mai partito, di quel tratto di linea. Non sappiamo, però, come mai
non si sia deciso, o non si sia potuto decidere, di anticipare intanto una quota di quelle risorse per dotare
la linea di moderne tecnologie di sicurezza.
Il secondo consiste nel centrare bene l`obiettivo. Che non può essere un inutilmente dispendioso e
irrealizzabile raddoppio di tutta la rete. Il problema sicurezza non è legato al binario unico ma alle tecnologie applicate alla rete. Su questo aspetto vanno concentrate le risorse, possibilmente con un`unica
regia nazionale. Nel percorso di duro lavoro che il Ministro ha di fronte, il primo passaggio, forse il più
delicato, non è dunque quello che riguarda il reperimento delle risorse, ma la selezione delle priorità su
cui allocare quelle già disponibili e programmare quelle future.
La domanda è allora d`obbligo. Sono in grado le Regioni, sia sotto il profilo finanziario sia sotto quello
della competenza tecnica, di svolgere questo compito in un campo così complesso e specialistico, e così fortemente interconnesso tra scala nazionale e scala locale, come quello della gestione delle poche reti ferroviarie di loro proprietà? Io credo di no. Gestire un`infrastruttura ferroviaria è cosa ben diversa
dal programmare e amministrare un servizio.
Nel suo intervento al Senato, Delrio ha informato che si sta ragionando di portare anche le reti locali
nell`orbita delle competenze e delle metodologie dell`Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria. Sarebbe già un primo passo. Meglio ancora sarebbe acquisire direttamente allo Stato la proprietà e le competenze su tutte le reti oggi in proprietà alle Regioni. Passaggio in fondo coerente con la riforma costituzionale,
che restituisce al livello statale la competenza esclusiva sulle infrastrutture strategiche: definizione che sarebbe bene estendere a tutta le rete ferroviaria italiana.


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