“L’incontro del tavolo tecnico tra Ministero dell’ambiente e Regione del Veneto voluto dai genitori No Pfas, e che come parlamentari del Pd abbiamo contribuito a realizzare, ha fatto finalmente chiarezza sulle azioni fin qui compiute dalla Regione Veneto e su quelle messe in campo dal Governo. E’ parso chiaro a tutti, grazie alle domande stringenti poste prevalentemente dagli stessi genitori intervenuti che, ad oggi, gli unici fondi esistenti e destinati alla realizzazione del nuovo bypass acquedottistico necessario per portare acqua pulita nei rubinetti delle case vicentine, veronesi e padovane sono gli 80 milioni di euro messi a disposizione dal Ministero ambiente”. Lo dicono la senatrice del Pd Laura Puppato e la deputata dem Alessia Rotta.
“Sono quelli – proseguono le due parlamentari – gli unici soldi a fondo perduto che pagheranno i 2/3 del costo preventivato del nuovo acquedotto e che quindi abbatteranno dei 2/3 i costi in bolletta altrimenti scaricati sui cittadini della zona colpita. Nulla se non il costo di progettualità ancora allo stadio preliminare, giungerà dalla Regione del Veneto per un importo di un milione e mezzo di euro.
E’ evidente che dopo 5 anni dall’evidenza rinvenuta dal CNR di un così pesante inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche, che non ha eguali in Italia e nel mondo e che persiste visto il continuare della produzione dei Pfas a catena corta da parte della ditta Miteni, si deve correre con maggiore velocità al riparo da rischi per la salute umana dei residenti. Troppo lenta e’ infatti l’azione messa in campo dalla Regione veneto che non ha trovato elementi a propria discolpa, pure se presente con l’assessore regionale Bottacin e i propri tecnici.
Contestato anche il sistema di filtraggio a base di carboni attivi fin qui attuato con costi che sono gravati sulle bollette dei cittadini, il ministero per bocca dei suoi tecnici ritiene infatti che il Commissario debba operare a breve attuando nuove tecnologie disponibili che consentano la potabilità acquedottistica attraverso un processo di de-salinizzazione a mezzo osmosi inversa con membrane. I filtri attuali ai carboni attivi sono invece un procedimento biochimico, dimostratesi insufficiente.
Nell’arco di un anno massimo 18 mesi si dovrà procedere speditamente con il nuovo acquedotto e in tal senso una figura tecnica dedicata capace di coordinare le parti sarà di grande rilevanza per il buon fine di una vicenda che è durata davvero troppo, per carenze che si è dimostrato non essere imputabili al Ministro che ha agito con tempestività e correttezza. Ringraziamo il ministero per la disponibilità e la prontezza con cui è stato organizzato questo incontro, che è servito a fare chiarezza e dare ai comitati una corretta visione della situazione e assicurano che proseguimento nel loro impegno per garantire una soluzione a una vicenda tanto delicata e importante. E ringraziamo per il lavoro paziente e competente di questi anni intensificato negli ultimi anni e mesi”.


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