Signor Presidente, è molto importante oggi dare notizia e commentare la sentenza della Corte di cassazione che ieri ha confermato la pena dell’ergastolo per due dei responsabili della strage di piazza della Loggia a Brescia, confermando così le condanne emesse nel secondo processo d’appello del 22 luglio 2015 nei confronti di Carlo Maria Maggi, ai tempi capo di Ordine Nuovo nel Veneto, e di Maurizio Tramonte, iscritto nel 1973 a libro paga dei Servizi segreti dello Stato.

Due ergastoli, con uno dei condannati in fuga ieri ma per fortuna già assicurato dalle forze dell’ordine alla giustizia e al carcere.

Vorrei ora ricordare quanto accaduto quella lontana, lontanissima mattina del 28 maggio 1974 in piazza della loggia a Brescia: erano tantissimi i cittadini riuniti per una manifestazione antifascista, una manifestazione pacifica indetta dai sindacati e dal Comitato antifascista per protestare contro la violenza neofascista che in quei giorni e in quei mesi stava interessando il Paese.

Una bomba nascosta in un cestino, fatta esplodere mentre era in corso la manifestazione, provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre centodue.

In quella stessa piazza, occorre ricordarlo, il 25 aprile 1969 era stata fatta saltare la lapide dedicata ai partigiani che avevano sacrificato la loro vita nella lotta contro il nazifascismo e per la liberazione del nostro Paese. In quello stesso 25 aprile, dedicato a celebrare la resistenza e la liberazione dell’Italia, sempre a Brescia venne devastata la sede dell’Associazione nazionale partigiani.

In quel 1969 vi furono in Italia ben 145 attentati dinamitardi, in gran parte di matrice neofascista. Fu un anno tragico che culminò il 12 dicembre 1969 con la strage di piazza Fontana a Milano, che causò la morte di 16 persone e il ferimento di altre 84.

Iniziava così un periodo cupo per la nostra Repubblica. Più di un decennio di violenza e di terrore.

Da piazza Fontana alla strage di Peteano del 31 maggio 1972, poi la strage del treno Italicus il 4 agosto 1974, con 12 morti e 44 feriti, fino alla strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980 con 85 morti e 200 feriti.

Una lunga scia di sangue e di terrore, con centinaia di morti e feriti, per la quale, fino a ieri, non c’erano colpevoli, tante, troppe, stragi impunite.

Ora, la sentenza ci consegna finalmente una verità giudiziaria ufficiale e definitiva e con essa la conferma di una verità oramai conclamata sul piano storico. La strage e il suo movente si iscrivono a pieno titolo all’interno di un disegno eversivo più grande, quello della strategia della tensione che ha condizionato per oltre un decennio la vita della nostra Repubblica e con essa la nostra vita. Una sentenza straordinariamente importante, quindi, perché si tratta del primo attentato ad essere qualificato giuridicamente come strage politica e il peculiare contesto in cui venne realizzato non lasca adito a dubbi sulla connotazione e matrice, come è scritto nella sentenza della Corte d’appello ora confermata in Cassazione.

La sentenza chiarisce, quindi, in modo irrevocabile che l’attentato di piazza della Loggia è maturato nello stesso ambiente delle altre stragi che hanno caratterizzato la stagione delle bombe tra il 1969 e il 1980. L’individuazione dei due responsabili rappresenta emblematicamente il grave e tragico connubio fra la destra eversiva e pezzi deviati di apparati dello Stato.

D’altra parte, dopo cinque istruttorie e 13 dibattimenti, dopo proscioglimenti e assoluzioni, proprio il lungo processo, porta una traccia, cosi è scritto nella sentenza, dell’«opera sotterranea portata avanti con pervicacia da un coacervo di forze individuabili in una parte degli apparati di sicurezza dello Stato, nelle centrali occulte di potere, dai servizi americani alla P2 che hanno prima incoraggiato e supportato lo sviluppo di progetti eversivi della destra estrema e poi hanno sviato l’intervento della magistratura rendendo di fatto impossibile la ricostruzione dell’intera rete di responsabilità.».

In una riflessione su quegli anni, Aldo Moro affidò al suo Memoriale queste parole: “la cosiddetta strategia della tensione ebbe la finalità, anche se fortunatamente non conseguì il suo obiettivo, di rimettere l’Italia nei binari della “normalità ” dopo le vicende del ’68 e dell’autunno caldo”.

«È doveroso alla fine rivelare che quello della strategia della tensione» così continua Aldo Moro «fu un periodo di autentica e alta pericolosità, con il rischio di una deviazione costituzionale che la vigilanza delle masse popolari non permise».

Si trattò – come sappiamo – di spinte eversive accomunate dall’obiettivo di ostacolare l’avanzata di forze innovative, sia in ambito politico che in ambito sociale.

Gli anni Settanta sono stati caratterizzati da una grande partecipazione civile e sono state anche una stagione di riforme molto importanti per il nostro Paese. Ma quegli gli anni sono stati anche, anzi proprio per questo, macchiati dal sangue innocente delle vittime delle stragi.

Una lunga scia di terrore e di sangue, una storia che occorre insegnare ai giovani; la maggior parte di loro non conosce infatti le vicende tragiche che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese negli anni Settanta, con lo stragismo di matrice fascista.

Anche per questo è straordinariamente importante l’individuazione delle responsabilità e la sentenza di conferma della Corte di cassazione: una sentenza storica, Presidente, cari colleghi, perche è la prima volta e l’unica (è incredibile che sia così) che vengono condannati due responsabili di una strage politica.

Insieme alla soddisfazione per questa sentenza certamente rimane l’amarezza e un grande rammarico per un verdetto che arriva dopo quarantatre anni, molto tardi, troppo tardi per dare la giusta punizione agli altri responsabili di quella strage, perché oramai non ci sono più.

Infine, vorrei esprimere un sentimento di vicinanza e un ringraziamento a quanti, magistrati, investigatori, istituzioni e cittadini, hanno consentito di arrivare a questa sentenza. In particolare, vorrei esprimere, a nome del gruppo del Partito Democratico, un sentito ringraziamento all’Associazione dei familiari delle vittime, che non si è mai arresa e che instancabilmente in questi lunghi decenni ha chiesto verità e giustizia. Verità e giustizia che finalmente ora abbiamo, almeno per la strage di Piazza della Loggia, e che erano dovuti innanzitutto alle vittime innocenti, ai loro familiari, alla città di Brescia e, con essa, a tutto il nostro Paese. (Applausi dal Gruppo PD).


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