“Dinanzi ai dati diffusi in queste ore dall’Inail nella sua Relazione annuale, il Ministro del Lavoro di Maio dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa per aver contrabbandato come riduzione del carico fiscale per le imprese la norma nel Decreto Crescita che taglia in modo strutturale, non importa se a partire dal 2023 perché il messaggio è pericolosamente esplicito, tariffe dei premi e contributi Inail per 600 milioni di euro. Significa che lo Stato ha deciso di sottrarre risorse ai fondi destinati alla sicurezza e alle vittime di incidenti sul lavoro”. Lo scrive in una nota la senatrice del Pd Teresa Bellanova che aggiunge:
“I numeri odierni sono implacabili e non hanno bisogno di commenti ulteriori: nel 2018 si contano 1.218 denunce di infortunio mortale, circa settanta persone in più rispetto al 2017. E la relazione non lascia purtroppo dubbi neanche per il 2019: nei primi quattro mesi dell’anno le denunce di morti sul lavoro sono 303, in crescita del 5.9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018. Dinanzi a questo scempio, confermato purtroppo anche oggi in un cantiere edile sulla A31 con la morte di un giovane uomo di 36 anni, il Governo non ha trovato di meglio che tagliere le risorse per i rimborsi alle famiglie e aumentare del 40per cento la possibilità di subappaltare i lavori nello Sblocca Cantieri, e di conseguenza i rischi per la sicurezza sul lavoro e il rispetto delle regole.
Un Governo degno di questo nome cancellerebbe quella norma dal Decreto crescita come personalmente ho già chiesto nelle Commissioni Riunite Finanza e Attività produttive del Senato. Quella norma non sostiene la crescita né del sistema paese né del sistema produttivo. E lancia un messaggio pericolosissimo perché autorizza a pensare che si possa risparmiare sui costi per la sicurezza, disinvestendo sulla formazione. Cosa che nel nostro Paese già accade, evidentemente, come dicono i numeri presentati oggi. Invece che potenziare tutele e controlli, lavorando per far rispettare l’eccellenza di un quadro normativo sottolineata oggi dal Presidente De Felice, si agisce esattamente all’opposto. Adesso è chiaro perché hanno così fastidio dinanzi alle norme contro il caporalato”.


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