Forse non è ancora emerso con la necessaria sufficiente chiarezza: questo Governo sta decretando per norma il massacro del Mezzogiorno e sta creando le condizioni per ridurlo ad una colonia interna, il peggior rigurgito degli anni ’50. Perché a questo porteranno, sommati, l’assenza di qualsivoglia strategia per il Mezzogiorno, il Reddito di cittadinanza e l’autonomia rafforzata nel senso in cui la intendono alcune regioni settentrionali e che non a caso Di Maio ha subito sostenuto, pur di ottenere in cambio dalla Lega il via libera per il Reddito che a detta di Giorgetti piace agli elettori che invece non piacciono alla Lega. Una via libera che slitta di ora in ora, segno evidente di un articolato che fa acqua da tutte le parti e che ha già determinato, pur di racimolare le risorse necessarie, il definanziamento e la riduzione di voci essenziali per lo sviluppo, l’inclusione, la crescita del Paese.
In questi mesi il Mezzogiorno, come questione nazionale, è totalmente scomparsa dai radar del Governo se non per calcolare, appunto, le quote di reddito eventualmente destinate. Tra stravaccati sul divano e furbetti da snidare immediatamente, sul Mezzogiorno si è imposta una narrazione miserabile, funzionale a quell’esercito di lavoratori poveri e sottopagati che il Reddito di cittadinanza metterà in moto e che, come è facilmente intuibile, saranno a disposizione del centro nord del Paese per proposte di lavoro ben oltre i 250km di distanza che non potranno essere rifiutate.
Stanno costruendo le condizioni per la costituzione di una colonia interna nel Paese: a quel punto non ci sarà più un sistema-paese ma la sovrapposizione di autonomie differentemente intese, senza uno Stato centrale regolatore e soprattutto garante dei diritti di cittadinanza uguali per tutti i cittadini sull’intero territorio nazionale e della perequazione a sostegno dei servizi essenziali.
Questa autonomia rafforzata e questo Reddito di cittadinanza, che non a caso smantellerà il reddito di inclusione cancellando il ruolo essenziale, per conoscenza e competenza, dei servizi sociali, segneranno la fine del Mezzogiorno.
E’ questa la priorità che la politica nel nostro Paese, e anche le classi dirigenti meridionali, dovrebbero affrontare. Per questo chi governa tenta di ridurre a proprio esclusivo servizio Osservatori ed Istituti essenziali per l’orientamento delle politiche necessarie a tutto il Paese. E’ su questo che si dovrebbe immediatamente aprire una discussione parlamentare, smascherando chi ammanta di parole nobili – come dignità e cittadinanza – provvedimenti miserabili, iniqui, pericolosissimi.
Prima che sia troppo tardi per tutti.


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