Meno contratti a tempo indeterminato, più licenziamenti, più rapporti precari. Professor Ichino, significa che le più recenti politiche del lavoro hanno fallito?
«L`Inps ci fornisce i dati sul flusso delle nuove assunzioni. Non bisogna confonderli con i dati sullo stock degli occupati. Se guardiamo all`ultimo biennio, al di là delle oscillazioni mensili, l`aumento dei dipendenti è stato di 604mila unità, di cui più dí due terzi stabili. Il punto è che nessuno può dire con sicurezza se e quanto questi dati, positivi o negativi, siano imputabili alla riforma del lavoro, agli incentivi economici, o alla pur debole ripresa in atto».
Dopo il picco del dicembre 2015 della percentuale di assunzioni stabili sul totale, i167%, si è passati a un modestissimo 24,9%.
«Il dato si spiega molto facilmente: l`incentivo economico ha fatto sì che le imprese anticipassero al 2015 molte assunzioni che altrimenti sarebbero avvenute nel 2016».
Però ora sono cominciati í licenziamenti. Pur di accaparrarsi i bonus le aziende hanno assunto persone di cui non avevano bisogno?
«Se non fossero servite, non le avrebbero certo assunte. Il governo ha usato il doppio shock, economico e normativo, come un medico usa un defibrillatore per rimettere in moto un organismo infartuato. E questa manovra d`emergenza ha funzionato. È paradossale che ci si dolga perché centinaia di migliaia di persone sono state assunte nel 2015 invece che nel 2016».
Già, ma adesso quelle persone vengono licenziate.
«Né io né lei sappiamo a chi si riferiscono questi licenziamenti, se si tratta di persone assunte prima o dopo i provvedimenti del 2015. Comunque, il solo numero dei licenziamenti dice poco: quello che conta è il saldo. E, lo ripeto, il saldo è largamente positivo».
Prima del Jobs Act, si parlava di flexsectuity. Si è fatta la flessibilità (pure troppa), che ne è della sicurezza?
«Fino al 2012 i disoccupati, e neppure tutti, prendevano il 60% dell`ultima retribuzione per sei mesi. Oggi la Naspi garantisce a tutti i lavoratori dipendenti il 75%, e dura per 24 mesi. A questo si aggiunge il servizio di assistenza intensiva affidato alle agenzie scelte dagli stessi interessati, pagate con il voucher a ricollocazione avvenuta. Io in Parlamento protesto per il ritardo con cui sta partendo. Mi piacerebbe che lo facessero molto di più anche i sindacati».


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