Professor Ichino, Susanna Camusso dice che i 134 milioni di voucher venduti nel 2016 ne evidenziano l`abnorme diffusione. Lei cosa ne pensa?
«In Italia nel 2016 le ore di lavoro complessive si contano in decine di miliardi. Il lavoro retribuito con i voucher rappresenta una frazione molto sotto l`1%. Mi pare arduo parlare di una diffusione abnorme di fronte a queste cifre».
Resta che il referendum promosso dalla Cgil punta a a cancellare i voucher. E giusto abolirli?
«Logica vorrebbe che prima di abolire o riscrivere da cima a fondo le norme si studiasse il mercato del lavoro, per stabilire pragmaticamente dove e in quale misura i buoni abbiano sostituito lavoro regolare, oppure abbiano fatto emergere lavoro nero, o fatto esistere lavoro che altrimenti non si sarebbe svolto. Oggi siamo in grado di misurare questi fenomeni con una certa precisione. Altrimenti buttiamo via il bambino con l`acqua sporca».
Perché la sinistra politica e sindacale vede solo acqua sporca, come lei dice, in questo strumento?
«Perché è contraria all`orientamento di quasi tutta la nostra legislazione del lavoro dell`ultimo ventennio».
Quale orientamento?
«Quello nel senso di correggere uno dei difetti maggiori del mercato del lavoro: la complessità degli adempimenti burocratici per la costituzione del rapporto di lavoro dipendente e della disciplina relativa al suo svolgimento e alla sua cessazione. In questa ottica, i buoni lavoro semplificano al massimo le cose là dove le complicazioni burocratiche e giuridiche impedirebbero la costituzione di un rapporto regolare».
Per evitare il referendum potrebbe essere varato un decreto che corregga l`attuale norma. Come andrebbe disciplinato un nuovo meccanismo che contempli l`utilizzo dei voucher?
«Una scelta potrebbe essere quella di vietare l`uso dei voucher alle imprese medio-grandi, consentendo però loro di utilizzare il contratto di lavoro intermittente, che ora è limitato ai giovani e agli over 55. Vietarlo anche alle imprese di piccole dimensioni, invece, e soprattutto vietarlo a tutti gli over 24 che non siano pensionati o disabili, come prevede il disegno di legge approvato
dalla commissione Lavoro della Camera, significa far sparire dal mercato regolare la maggior parte delle occasioni di lavoro accessorio svolto in modo trasparente e regolare».
Cosa capita se il testo approvato dalla commissione Lavoro della Camera diventa legge?
«Si ottiene un risultato molto vicino a quello voluto dalla Cgil. Meglio, semmai, correggere la legge nel modo ragionevole di cui si è detto.


Ne Parlano