“Con la legge che approviamo oggi nasce il reddito di inclusione, la prima misura nazionale di contrasto alla povertà, con un’ottica che ribalta l’assistenzialismo e prevede, accanto all’assegno, il sostegno all’inclusione sociale e lavorativa. E’ una giornata storica, l’Italia cessa di essere l’unico Paese europeo a non prevedere un aiuto alle famiglie e alle persone in povertà assoluta”. Lo dice Annamaria Parente, capogruppo del Pd nella Commissione Lavoro, relatrice al disegno di legge sulla povertà, approvato oggi dal Senato.
“In queste settimane, in accordo con il Governo, stiamo lavorando alla stesura del decreto attuativo che verrà emanato nelle prossime settimane, riuscendo così a dare un aiuto concreto in tempi brevi ai beneficiari della misura. Il decreto attuativo della legge delega – prosegue Parente – disciplinerà la platea dei destinatari in povertà assoluta, a partire dai nuclei famigliari con figli minori, donne in stato di gravidanza, disabili e over 55. L’obiettivo è aggredire, a regime, tutta la povertà assoluta. Le risorse già stanziate nel Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale sono di 1,780 miliardi per 2017, 1,204 per il 2018, il fondo andrà poi rifinanziato ogni anno.” La grande novità è che la misura consiste in un beneficio economico e in una componente di servizi alla persona, assicurati dalla rete dei servizi e degli interventi sociali, attraverso un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, da garantire in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. L’uscita dalla povertà non è solo un fatto di reddito, ma anche di abbandono di certi vissuti di degrado esistenziale. Quindi lo Stato – conclude Parente – accompagna le persone in povertà e le aiuta, per esempio, a formarsi, a ritrovare un lavoro, a mandare i figli scuola, a portarli dal pediatra”.


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