“Il reddito di cittadinanza così come concepito da M5s e Lega è confuso, ambiguo e pericoloso. E’ una misura che confonde l’aiuto a chi si trova in povertà con l’aiuto a chi cerca lavoro, due questioni invece molto diverse. Essere povero non significa solo non avere lavoro, ma avere bisogno di inclusione: mandare i figli a scuola o dal pediatra, fare la spesa, smettere di vivere ai margini. La confusione invece è totale. Chi ha meno di 26 anni o è disoccupato da meno di due anni o beneficia ancora della Naspi verrà indirizzato ai centri per l’impiego, tutti gli altri ai servizi sociali. Vuol dire che se sei single e hai 27 anni, vieni affidato ai servizi sociali. Una follia da campagna elettorale permanente, destinata ad un fallimento pericoloso per le persone e a mandare il tilt sia i servizi sociali che i centri per l’impiego”. Lo dice la senatrice del Pd Annamaria Parente, vicepresidente della Commissione Lavoro, che aggiunge: “trovo il provvedimento inemendabile, io ho proposto di aumentare il Rei e di investire sulle politiche attive per il lavoro, le uniche strade per aiutare sia i poveri che ci cerca un’occupazione”.
“Tutti i percorsi di inclusione che avevamo messo in piedi con il Rei – continua Parente – vengono smantellati. Ma si inserisce una norma che prevede che, se vengono a mancare le risorse, il Reddito di cittadinanza già assegnato può essere ridotto o interrotto. Come dire: oggi ti faccio l’elemosina, ma domani chissà. Vengono punite le famiglie con più figli o monoparentali, perché la scala di equivalenza non funziona. Si introduce il controllo sulle singole spese del povero, con tanto di sanzioni. I navigator, assunti così senza rapporti con il territorio, avranno vita dura. E non c’è alcun riferimento alla reale occupabilità delle persone in povertà, gran parte delle quali senza neanche la terza media. Un vero pasticcio”.