Lungo un quarto di secolo, nel Mediterraneo sono morti, secondo stime attendibili, almeno ventimila tra profughi e migranti. Due, tre persone che, ogni giorno che Dio ha mandato in terra, hanno trovato nel canale di Sicilia il loro ‘cimitero marino’. Una stima che arriva ai sei/sette morti quotidiani se si considerano solo i dati degli ultimi tre anni. E nel solo 2011, anno più nero sotto questo punto di vista, hanno perso la vita oltre duemila persone. Sono queste le cifre crudeli di una strage che l`operazione ‘Mare Nostrum’ ha, più che fermato, sospeso, in una sorta di tregua precaria. Eppure, lo sappiamo, quella macabra contabilità è destinata a riprendere il suo tragico ritmo.
Nasce da qui, dalla violenza di questi terribili numeri, la decisione di porre al centro di una possibile politica comune europea per l`immigrazione e l`asilo l`urgenza di fermare quella strage. Come priorità allo stesso tempo politica e morale. E il senso di un piano per l`Ammissione umanitaria elaborato dal sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, e da me, all`indomani del naufragio del 3 ottobre davanti a quell`isola. Lo abbiamo presentato al Capo dello Stato il 21 ottobre 2013 e lo abbiamo discusso in maniera approfondita il 22 luglio scorso, insieme al presidente della Camera, al ministro dell`Interno, al capo di Stato maggiore della marina, al rappresentante dell`Alto Commissariato dell`Onu per i rifugiati e a numerosi esponenti di organizzazioni umanitarie.
I punti essenziali da cui il piano ha preso le mosse sono: l`urgenza di garantire ai profughi viaggi legali e sicuri attraverso il Mediterraneo, ponendo fine alla lunga sequenza di morti; l`urgenza di una politica comune europea per l`asilo e la necessità di tradurla in azioni condivise; l`urgenza di distribuire in maniera più equa e razionale l`afflusso di profughi e fuggiaschi sull`intero territorio europeo. Questi obiettivi possono essere perseguiti, o comunque resi più praticabili, attraverso una strategia di anticipazione/avvicinamento della richiesta di protezione internazionale in quei Paesi (Giordania, Libano, Tunisia, Egitto, Algeria, Marocco…) dove i movimenti di profughi e fuggiaschi si aggregano, si addensano, transitano. E attraverso un sistema di presidi, garantito dalla rete diplomatica del Servizio europeo per l`azione esterna, dalla rete diplomatico consolare dei Paesi dell`Unione, dall`Acnur e dalle organizzazioni umanitarie internazionali. Un piano da affiancare ad altre proposte, quali il programma di reinsediamento, i progetti di corridoio umanitario, le misure di ingresso protetto e ricongiungimento. Sono oltre 80 mila i migranti tratti in salvo nel Canale di Sicilia grazie all`operazione ‘Mare Nostrum’. Ma questo fondamentale impegno non può essere l`unica modalità d`intervento: occorre una soluzione duratura nell`ambito delle politiche per l`immigrazione e per l`asilo dell`Unione Europea nei confronti di uomini, donne e bambini che fuggono dalle guerre e dalle persecuzioni (di natura politica, religiosa, tribale, sessuale, etnica…). Si tratta, dunque, di avvicinare geograficamente e giuridicamente il momento e la procedura di richiesta della protezione nei Paesi prima indicati. Il primo passo da compiere è la realizzazione da parte della Ue di presidi internazionali, in collaborazione con le organizzazioni umanitarie e attraverso le ambasciate e i consolati dei Paesi membri e la rete del Servizio europeo per l`azione esterna. Il trasferimento verso il Paese di destinazione, dove la richiesta di asilo sarà formalizzata e completata, deve avvenire, con mezzi legali e sicuri, tramite la concessione di un visto, coinvolgendo tutti gli Stati Membri e fissando per ciascuno quote di accoglienza. L`Europa deve garantire protezione e asilo offrendo ai profughi la possibilità di trovare soccorso senza mettere a repentaglio la vita nella trappola mortale del Mediterraneo. E una proposta, questa, aperta a emendamenti e integrazioni. Vorremmo che fosse discussa a partire da ciò che ne costituisce il cuore: il fatto di essere ragionevolissima e concretissima.

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