«Se  l`ambasciatore italiano tornasse al Cairo, l`Italia si troverebbe totalmente impotente, priva di qualunque strumento di pressione e influenza. È questo che vogliamo?», chiede retoricamente la persona più vicina nelle istituzioni alla famiglia Regeni, Luigi Manconi, senatore Pd e presidente della Commissione per la tutela dei Diritti umani. E`«assolutamente contrario» alla proposta fatta ieri su queste pagine dal presidente della commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre, di rinviare il nostro ambasciatore in Egitto, da oltre un anno richiamato in Italia come protesta per il caso Regeni.
Come hanno accolto la proposta i genitori di Regeni?
«Ritengo che la giudichino profondamente sbagliata».
Come lei. Perché?
«Siamo in una fase delicatissima: rinunciare a quel poco di pressione finora esercitata dall`Italia nei confronti dell`Egitto sarebbe autolesionismo».
La famiglia ha sempre chiesto che l`ambasciatore non torni al Cairo. Quali garanzie ha avuto dal governo?
«Nel corso di un incontro il 20 marzo scorso, il premier Gentiloni ha assicurato ai signori Regeni che qualunque decisione relativa all`ambasciatore italiano in Egitto dovesse essere condivisa con loro. Io ho reso noto questo fatto nel corso di una conferenza stampa, e da Palazzo Chigi non c`è stata alcuna smentita. Ora circolano messaggi contraddittori».
Come la proposta del suo collega Latorre?
«Trovo singolare che a pronunciarsi siano persone che conoscono la vicenda solo dall`esterno, che mai hanno parlato con la Procura di Roma, con il nostro ministero degli Esteri, con i familiari di Regeni».
Latorre dice che ora l`Egitto sta collaborando. È d`accordo?
«Dall`Egitto finora è arrivato poco o nulla. Dopo le iniziali e oltraggiose menzogne sono giunti rari elementi concreti e sempre in ritardo. I tanto sbandierati video delle telecamere collocate nel luogo del rapimento di Regeni e in quello del ritrovamento del suo cadavere non sono mai arrivati in Italia. E sul piano politico va ancora peggio».
Cioè?
«Mesi fa il presidente Al Sisi disse ad alcuni parlamentari europei che avrebbe voluto incontrare i familiari di Regeni, ma da allora tutto tace».
Esclude che un ambasciatore sul posto possa essere utile per arrivare alla verità?
«Non c`è alcuna posizione preconcetta. L`invio dell`ambasciatore in Egitto può essere una scelta opportuna, ma a patto che sia accompagnato da altre significative misure. Altrimenti si alimenta l`idea che le relazioni tra i due Paesi siano definitivamente normalizzate».
A quali «significative misure» pensa?
«L`allora ministro degli Esteri Gentiloni in più di un colloquio con me assicurò che, nel caso di ritorno dell`ambasciatore, sarebbero state adottate misure importanti, dal campo degli scambi commerciali a quello dei rapporti culturali, dalla cooperazione militare alle manifestazioni sportive. Senza escludere un fattore particolarmente sensibile: i flussi turistici dall`Italia e dall`Europa. Ma nulla di tutto ciò è stato realizzato o anche solo predisposto».
Come giudica l`atteggiamento del governo in questo anno?
«La mia personale opinione è che sia stato al limite dell`inerzia».


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