“La lunghissima vicenda dell’ex Ilva vede chiudersi il capitolo disastroso della gestione fallimentare di Arcelor Mittal, e aprirsene un altro: l’amministrazione straordinaria, con la nomina del commissario Giancarlo Quaranta al quale è doveroso fare i migliori auguri di buon lavoro. Le questioni aperte sono grandi e decisive: come garantire innanzitutto la continuità produttiva e l’occupazione, come creare le condizioni adeguate a rilanciare la produzione, coinvolgendo nel rilancio di Acciaierie d’Italia nuovi soci privati, chiamando a raccolta le migliori realtà imprenditoriali del Paese. Le possibilità di ripartenza passano da qui: confronto, visione, assunzione comune di responsabilità in nome del vero interesse nazionale. Noi siamo disposti a dare una mano e anche il nostro voto di astensione sul decreto, di cui pure vediamo tutti i limiti, vuole essere un segno in questo senso”. Lo ha detto il senatore del Pd Andrea Martella, componente della Commissione Industria, nel suo intervento in Aula in dichiarazione di voto.

“La storia recente dell’Ex Ilva – ha proseguito Martella – è stata delineata dal progressivo disimpegno di Arcelor Mittal e dalla linea ondivaga di questo Governo. Anzi, da due diverse linee, quella del ministro Urso, di sostanziale incapacità di incidere rispetto all’effettivo impegno di Arcelor Mittal per il rilancio dello stabilimento di Taranto e quella del ministro Fitto, che ha avviato con il socio privato una trattativa che ha portato solo a un Memorandum di cui non abbiamo mai potuto conoscere termini e finalità. A unire le due linee solo ritardi, incertezze e decreti di corto respiro. I 320 milioni di prestito ponte stanziati dal decreto 4/2024 sono assolutamente insufficienti, così come non è abbastanza forte l’azione sul versante degli ammortizzatori sociali e su quello delle misure di sostegno alle imprese dell’indotto. Positivi sono due nostri emendamenti approvati in Commissione: uno che consente di utilizzare parte degli avanzi vincolati di amministrazione della Regione Puglia per sostenere le imprese e i lavoratori dell’indotto e uno che ha introdotto l’obbligo per il Commissario di redigere e comunicare al MIMIT, entro sei mesi dall’inizio dell’amministrazione straordinaria, un apposito Piano industriale, un punto fondamentale, indispensabile per comprendere e valutare aspetti assolutamente decisivi: se la produzione dell’acciaio in Italia avrà ancora un futuro; se gli stabilimenti appartenenti ad Acciaierie d’Italia saranno soggetti a ‘spezzatino’; se verrà intrapresa la strada della dad company, quali saranno i livelli di produzione e di occupazione degli stabilimenti di Genova Corigliano, Novi Ligure e Porto Marghera, e quello della Cassa integrazione. E rispetto all’ex-Ilva di Taranto, come verrà portato a compimento il processo di decarbonizzazione della produzione, a tutela della salute e dell’ambiente dei territori interessati”.


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