Il Senato,
esaminato il Documento di economia e finanza 2018;
premesso che:
dopo una crisi eccezionalmente lunga e profonda, che ha segnato una caduta del Prodotto interno lordo (Pil) senza precedenti nella storia recente, pari a circa 9 punti percentuali tra il 2007 e il 2013, l’economia italiana percorre dal 2014 un sentiero di ripresa: il 2017 è stato il quarto anno consecutivo di crescita, dopo il timido +0,1 per cento del 2014, la ripresa si è consolidata nel biennio successivo (+0,8 per cento nel 2015 e +0,9 per cento nel 2016), per rafforzarsi nel 2017 ( +1,5 per cento);
le prospettive restano favorevoli anche per il 2018, anno in cui la previsione di crescita del PIL si conferma nel quadro tendenziale del Documento di economia e finanza (Def) all’1,5 per cento;
questo recupero, ancor più significativo considerando che l’andamento dell’economia italiana risultava già modesto prima della crisi a causa di difficoltà strutturali di lungo periodo, è il risultato di uno straordinario sforzo collettivo del nostro Paese e delle politiche economiche adottate negli ultimi cinque anni, che hanno contemperato l’esigenza di sostenere la ripresa con quella di ridurre progressivamente l’indebitamento netto, che è passato dal 3 per cento del Pil nel 2014 al 2,3 per cento nel 2017 (1,9 per cento al netto degli interventi di sostegno del settore bancario e della tutela del risparmio), e di invertire il percorso di crescita del debito pubblico, dapprima stabilizzandolo in rapporto al Pil e riducendolo di 0,4 punti percentuali nel 2017, a fronte di una crescita di circa 29 punti tra il 2007 e il 2013;
il consolidamento delle finanze pubbliche ha beneficiato altresì del processo di revisione della spesa pubblica, che ne ha migliorato la composizione rendendola sempre più selettiva e orientata alle esigenze delle famiglie e delle imprese;
nella scorsa legislatura, la credibilità dei governi ha favorito un dialogo continuo e costruttivo con le istituzioni europee in merito alle necessarie riforme della governance economica dell’Ue e in merito a un’applicazione delle regole di bilancio più appropriata alle contingenze e alle caratteristiche dell’economia nazionale, consentendo una maggiore gradualità nel percorso di avvicinamento verso l’obiettivo di medio termine, anche attraverso l’approvazione di ampi spazi di flessibilità per effettuare investimenti pubblici e per attuare riforme che hanno aggredito i limiti strutturali del nostro Paese;
nella scorsa legislatura sono state così poste le condizioni per proseguire in modo sostenibile lungo il cammino della crescita, dell’aumento dell’occupazione (ad aprile 2018, il numero dei lavoratori occupati ha raggiunto la soglia di 23,2 milioni a fronte dei 23,18 del 2008, con una crescita di oltre 1 milione di occupati rispetto al picco minimo dei 22,117 milioni del settembre 2013 e fra questi il numero di lavoratori con contratto a tempo indeterminato ha raggiunto la soglia di 14,873 milioni ad aprile 2018, avvicinandosi al livello massimo raggiunto prima della crisi di 15,032 milioni nel luglio 2008) e della riduzione della pressione fiscale (scesa dal 43,6 per cento del 2014 al 42,5 per cento del 2017, 41,9 per cento se si tiene conto del bonus 80 euro);
dall’analisi multidimensionale degli indicatori del benessere equo e sostenibile (Bes) contenuti nel Def emerge il permanere di diseguaglianze e disagio sociale, anche in ragione del fatto che la ripresa è ancora troppo recente e poco robusta perché i benefici possano raggiungere tutti i settori e le aree del Paese rimarginando le ferite lasciate dalla recessione economica;
i governi della scorsa legislatura hanno annualmente provveduto a sterilizzare le clausole di salvaguardia con l’obiettivo di sostenere i consumi e il rilancio dell’economia;
grazie all’introduzione del Reddito di inclusione (Rei), nella scorsa legislatura l’Italia si è finalmente dotata di una misura strutturale, invocata da decenni, di contrasto alla povertà tramite il sostegno al reddito e servizi di attivazione sociale e lavorativa, un disegno che deve essere arricchito in modo da ampliare la platea dei destinatari fino a raggiungere la totalità delle persone sotto la soglia di povertà secondo le stime Istat;
al fine di ridurre le disuguaglianze, promuovere la natalità e l’occupazione femminile, sostenere il reddito disponibile delle classi medie, è non più rinviabile una grande operazione di sostegno alle famiglie mediante l’introduzione di una misura fiscale universale per i figli a carico e l’istituzione di una dote unica dei servizi all’infanzia;
impegna il Governo:
a completare la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sulle imposte indirette per il triennio 2019-2021 già parzialmente realizzata dall’articolo 1, comma 2, della legge di bilancio 2018 (legge n. 205 del 2017), da finanziare mediante il ricorso a misure compensative sul lato delle spese e delle entrate, con particolare riferimento all’azione di contrasto all’evasione ed escludendo qualsiasi forma o modalità di condono;
a continuare a promuovere in sede europea la necessità di una nuova governance della zona Euro, anche attraverso una revisione delle regole di bilancio volta a conferire una maggiore centralità alla crescita economica, all’occupazione e all’inclusione sociale in un percorso sostenibile di riduzione del debito pubblico, nonché una reale condivisione dei rischi, favorendo sia il completamento dell’Unione bancaria sia la realizzazione di una vera Unione fiscale che superi la logica intergovernativa;
a rafforzare gli interventi per la crescita inclusiva e il contrasto alle diseguaglianze, attraverso un incremento significativo delle risorse per il reddito d’inclusione; l’introduzione di una misura universale per il sostegno dei figli a carico e di una dote unica dei servizi all’infanzia; il rafforzamento delle politiche per la non autosufficienza; ad incrementare progressivamente le risorse del Fondo sanitario nazionale; a rendere strutturali l’Ape sociale (allargandone ulteriormente la platea), opzione donna e l’Ape volontaria;
a introdurre un salario minimo legale, avviare un’ulteriore riduzione del carico contributivo sul lavoro a tempo indeterminato, introdurre una buonuscita compensatoria per i lavoratori temporanei non stabilizzati, rafforzare le politiche attive del lavoro e quelle volte a stimolare le competenze;
a rilanciare gli investimenti; sul versante pubblico, con particolare riferimento alle aree del Mezzogiorno, mettendo in campo azioni più incisive di semplificazione e accelerazione delle procedure amministrative e di potenziamento delle capacità progettuali, in particolare degli enti territoriali, nonché attuando la clausola del 34 per cento degli stanziamenti in conto capitale ordinario per il riequilibrio territoriale della spesa pubblica; sul versante privato, rendendo strutturali gli incentivi agli investimenti delle imprese finalizzati alla competitività e all’innovazione;
ad aumentare ulteriormente gli stanziamenti per scuola, università e ricerca, potenziando il tempo pieno, sostenendo l’innovazione digitale e la formazione dei docenti, rafforzando ulteriormente il sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni e le misure di sostegno alle giovani generazioni, in particolare quelle finalizzate allo sviluppo della cultura e della conoscenza del patrimonio culturale tra i diciottenni;
ad avviare l’attuazione della strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile con l’obiettivo di stimolare una crescita economica attenta alla tutela e alla valorizzazione dell’ambiente, alla valorizzazione dell’economia circolare, alla rigenerazione urbana e al blocco del consumo del suolo, trasformando il Cipe in comitato interministeriale per lo sviluppo sostenibile;

MARCUCCI, MALPEZZI, MIRABELLI, VALENTE, FERRARI, COLLINA, CIRINNA’, BINI, ROSSOMANDO, NANNICINI, PITTELLA, MARINO, MISIANI, BELLANOVA, D’ARIENZO, FERRAZZI, PARENTE


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