«Non mi interessa fare un secondo mandato: il Parlamento non conta più nulla. Renzi lo ha definitivamente esautorato».
A1 festival di giornalismo il Grido della Farfalla, a cui Left è stato invitato, ci hanno chiesto di parlare di potere e informazione. Ne abbiamo discusso con Corradino Mineo, senatore Pd ed ex direttore di Rainews24.
Partiamo da questa sorta di ‘legge Bavaglio bis’, sulle intercettazioni, da poco approvata alla Camera. Quando arriverà in Senato, lei cosa farà?
Non ci penso nemmeno a votarla, perché è una legge sbagliatissima. Come non voterò più niente d`ora in poi. Detto ciò, credo che la legge passerà, perché il presidente del Consiglio ha stravinto: ormai è tutto nelle mani del governo.
Uno degli aspetti più discussi, è senz`altro l`udienza filtro, ovvero quel passaggio di selezione del materiale intercettativo che si vorrebbe eliminare.
Questa legge è assurda perché dà delega in bianco al governo sulla materia: non sarà il giudice a decidere cosa pubblicare e cosa no, ma il governo. A che titolo? Non si sa. Ma intendiamoci: è una mossa in linea con l`agire accentratore di Matteo Renzi.
Per tutelare la privacy ci sarebbe già un codice deontologico che imporrebbe ai giornalisti di non pubblicare ciò che non è «di rilevanza pubblica». Quanto diventano, i giornalisti, arma nel gioco di potere?
Sicuramente c`è una responsabilità, ma io non ho mai creduto nei codici deontologici: è che la categoria si è costruita in un modo distorto, e non solo per le intercettazioni. Pensiamo a quante carriere sono state costruite, non sulle competenze, ma facendo il topo a Montecitorio, vivendo dei sospiri e delle veline di Palazzo. Queste cose vanno avanti da tanti anni. Ai tempi del Tg3, con Sandro Curzi, noi sapevamo perfettamente quelli che erano stati infilati dai servizi segreti, quelli che erano imbeccati. Ma li utilizzavamo senza che facessero danno. Poi, quando noi ce ne siamo andati, alcuni sono stati promossi. È questo tipo di sistema che è tolte. Non mi ha stupito per niente quello che è successo su L`Espresso con la vicenda Crocetta. Anche perché se sei un freelance, più la spari alta e meglio è.
Lei è uno dei 92 che ha votato contro la riforma della Rai. Perché?
Perché non è una riforma. Il direttore generale aveva già moltissimi poteri, il governo controllava l`azienda e c`era questa consociazione per cui le opposizioni avevano il diritto di rompere le scatole ai direttori. Mantiene ed estremizza questo fenomeno. Non solo, non c`è un`idea di ciò che dev`essere il servizio pubblico. Questa ‘non riforma’ è un disastro, perché è stata fatta affinché il Presidente del Consiglio possa sedersi al tavolo della spartizione fra Mediaset e Sky. Tavolo che non può reggere. La sorte della Rai è segnata. Non ci sono e non avrà le risorse, e i manager non li invidio: sono nominati dal governo, devono rispondere al Cda che è un organo politico ecumenico, poi alla Commissione parlamentare di vigilanza, che è un altro organo politico e infine all`Agcom. Come fai a fare il giornalista se hai tutta questa politica sulla testa? Il rischio che finisca come Alitalia è molto forte.
Cosa farà quando non ci sarà più il Senato?
Potrei fare felicemente il pensionato. Certo non il trombone. La ragione per cui ho accettato la candidatura – sbagliando: pensavo che Bersani mi volesse per fare la lotta alla mafia in Sicilia ma non era vero, voleva semplicemente uno per bene come capolista – era proprio perché tutto era meglio che fare il giornalista trombone che va in giro a dire ‘come eravamo bravi…’
Non pensa a un secondo mandato?
Non me ne importa più niente di stare la dentro. Il Parlamento, non conta più nulla: tutto ciò che discutiamo è di origine governativa. Il povero Calamandrei impallidirebbe. Il Parlamento non ha le possibilità di proporre leggi di sua iniziativa, come dimostrano le unioni civili: hanno fatto finta, e poi l`hanno lasciata li. Né di correggere le leggi scritte dal governo, quando sono fatte male, perché quando arrivano, arrivano con il ricatto di votare tutto e subito. Con buona pace degli sterminati uffici di collaboratori che abbiamo. Anche le Commissioni, quando non sono controllabili, vengono puntualmente scavalcate. Siamo in piena esautorazione del Parlamento, che sarà formalizzata con le nuove riforme. Tutto il resto viene semplificato e abolito. Le cavolate tecniche e politiche che usciranno saranno infinite. Mi scusi, ma se lei rappresenta una forza politica, è giusto andare in una Commissione a bloccare le decisioni di quella stessa forza politica?
Ma perché no? La nostra Costituzione dice che c`è libertà di mandato. E le Commissioni servono a questo. Altrimenti ditemi voi uno che ci sta a fare in Parlamento.
Allora come si fa a stare in questo Pd che ha esautorato tutto e tutti?
 
Io sono contro i voltagabbana. Ho accettato di candidarmi e quindi finché posso sto nel gruppo parlamentare con il quale sono stato eletto. Non ho la tessera ma finché c`è uno spazio di battaglia politica nel gruppo parlamentare, io rimango. Liberamente. Se poi, come io temo, questo spazio non ci fosse più (ma aspettiamo la riforma costituzionale), se in occasione del referendum confermativo, che sarà un grande plebiscito per o contro Renzi, anche Cuperlo e Bersani si schiereranno con il Segretario, allora non ho davvero più motivo di stare lì e me ne andrei. Il punto, comunque, è che il Pd non c`è più. I circoli non si riuniscono più; gli organismi locali sono comitati elettorali; il problema principale è cercare ìl candidato sindaco o il candidato governatore, per farli eleggere. E siccome avendo pezzi di clientele si vince con pochissimi votanti, sei costretto a fare compromessi con tutti i poteri. Ma questa è un`altra cosa, non è più un partito. Ecco, e il partito della nazione, è un non-partito. Che clima c`è in commissione Antimafia?
Si può ancora salvare. Se Rosy Bindi riesce a fare un lavoro sulla mafia che entra nell`antimafia. Perché questo è il fenomeno nuovo. Bisogna colpire tutti i mafiosi e gli amici dei mafiosi che fanno carriera con l`antimafia. Un esempio: il presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, grande amico di uomini di governo e del presidente regionale, paladino dell`antimafia, è indagato per concorso esterno. Se la Commissione antimafia affronta questo problema, si salva.
Altrimenti è finita.
A Renzi non è piaciuta molto la lista di impresentabili pubblicata della presidente di Commissione Bindi…
Appunto. Se è così, allora chiudiamola, la Commissione. Come il Senato: invece di tenerne aperto uno inutile, chiudiamolo del tutto. O ci fanno lavorare, o è inutile che ci tengano per finta rappresentanza, come invece fa la riforma che Renzi vuole farci approvare. E che io non ho nessuna intenzione di votare.