È la Ue che è in crisi. Serve uno scatto. Serve smetterla con le furbizie domestiche di chi dice ‘a me che importa?’, prendo dalla Ue quello che mi può dare e al resto penserà la Provvidenza
Inghiottiti dal derby quotidiano tra ottimisti e gufi, ‘ditta’ e Partito della nazione, rischiamo di trascurare il contesto in cui le miserie della nostra politica andrebbero lette. È l`Europa che è in crisi, è l`Unione europea che arranca, che sbuffa, si fa mettere all`angolo come un pugile suonato da concorrenti più giovani e freschi. L`Europa, lo sappiamo, non ha una sua politica estera. In Ucraina subisce le pressioni americane anche se le sanzioni contro la Russia non le piacciono né sembrano risolutive. A ragione l`Europa teme il terrorismo islamico e sa che, oggi, questo terrorismo ha la sua base nel Daesh. Ma non osa dire la sua, preferisce nascondersi dietro gli Stati Uniti, a loro volta in difficoltà per l`iniziativa russa e iraniana. L`Europa aveva nel suo Dna un aut aut decisivo nel mondo multipolare che si apparecchia: il rispetto dei diritti civili come stella cometa. Lo sta buttando alle ortiche, accettando nel suo seno un Paese quasi fascista com`è l`Ungheria di Orban, e tacendo timorosa se l`amico Israele ignora i moniti dell`Onu e alza muri tra i suoi cittadini.
L’Europa sbanda sotto il peso dell`immigrazione. Le aperture della Merkel ai profughi siriani sono commendevoli e lo è anche il superamento annunciato della logica di Dublino (i migranti se li tiene chi se li becca). Ma di fronte al caos libico non va oltre il digrignar di denti, mentre non si sa cosa Merkel sia disposta a concedere a Erdogan (che combatte i Curdi più dell`Isis) perché si tenga i milioni di profughi che ha già in casa.
L`Europa non ha neppure una politica per l`Unione. Ieri ha rischiato la Grexit, ora rischia la secessione della regione più europea della Spagna, la Catalogna. Domani le toccherà fare i conti con il referendum in Gran Bretagna. Si campa alla giornata.
Certo l`Europa ha una politica economica. Meglio dei dogmi, rigoristi e deflattivi, che ispirano i trattati e le scelte di Berlino e Bruxelles. Ma evita il peggio grazie alla Bce di Draghi, che finché sarà possibile cercherà di contraddire questo mantra teutonico stampando carta moneta per correggere i prezzi al rialzo. E Bruxelles, dopo il trauma greco, fa proclami ma rimanda il confronto con le scelte essenzialmente elettorali di Spagna e Italia. Eppure di Europa ci sarebbe più che mai bisogno. La sua storia, la sua cultura, la capacità di innovare, l`esperienza del welfare, e il tema dei diritti, servono come il pane al resto del mondo. Non c`è viaggiatore cinese, brasiliano, sud africano che non lo ammetta.
Serve uno scatto. Serve smetterla con le furbizie domestiche di chi dice: ‘A me che importa?, prendo dall`Europa quello che mi può dare e al resto penserà la Provvidenza’. Bisogna combattere a viso aperto l`inclinazione dei partiti socialisti a ripetere l`errore di un secolo fa, quando scesero in guerra ciascuno con la sua nazione. Criticare l`Europa per ‘salvare’ l`Europa. E noi stessi.