“Se un qualunque assessore comunale al
bilancio proponesse un’operazione come quella che il governo
vuole fare con Poste, verrebbe preso per le orecchie dalla Corte
dei Conti”. Lo dichiara il senatore Antonio Misiani, responsabile
economico del Pd.
Secondo Misiani “lo stesso ministro Giorgetti ha ammesso di
fronte al Parlamento che ad oggi il risparmio in termini di
minori interessi sul debito pubblico sarebbe inferiore ai
dividendi persi per effetto della privatizzazione, con una
perdita secca per lo Stato di circa 100 milioni annui. Il governo
vuole decidere un’operazione da oltre 4 miliardi senza presentare
al Parlamento uno straccio di relazione tecnica, senza un numero
che sia uno che permetta ai parlamentari di votare valutando con
la dovuta attenzione i risvolti economici di questa scelta. Non
c’è un piano industriale, dietro la privatizzazione di Poste, ma
solo la volontà del governo di fare cassa. Al netto di tutte le
considerazioni critiche legate alla salvaguardia della funzione
sociale dell’azienda e alle conseguenze occupazionali, la verità
è che la cessione della quota di Poste detenuta dal MEF è una
scelta antieconomica, che rischia di produrre una perdita
significativa per il bilancio dello Stato”.


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