In questi giorni di consultazioni frenetiche, in cui si discute il futuro della legislatura e soprattuto se ce ne sarà uno, The Social Post ha fatto una chiacchierata con una figura di spicco del Partito Democratico e del Senato, con molta esperienza politica alle spalle. La senatrice Monica Cirinnà boccia senza mezzi termini l’esperienza del governo Conte e mette sul piatto la ripresa di un discorso di ampio respiro, non solo per quanto riguarda le politiche economiche ma anche per quelle civili. Sia in caso di elezioni anticipate che di governo di legislatura, i temi di ambiente, diritti delle donne e gestione umana dei flussi migratori dovranno essere messi al centro, dopo i decreti voluti dalla Lega durante la permanenza al governo.

Un passaggio che potrebbe essere fondamentale anche per ricostruire una “grande casa della sinistra“, che la senatrice ritiene fondamentale, una prospettiva resa oggi meno impossibile dalla disponibilità di LeU ad entrare nel governo. E ovviamente proprio la genesi del futuro governo tiene banco nel dibattito politico.

 

L’unità ritrovata nel Partito Democratico

Fatto di non trascurabile importanza è la ritrovata linea comune all’interno del Partito Democratico, suggellata dall’approvazione per acclamazione del documento con cui si è dato mandato al segretario Zingaretti di trattare con il Movimento 5 Stelle.

Per quanto il gesto simbolico sia stato bene accolto dopo le minacce di scissione continue degli ultimi mesi, non mancano osservatori che notato ancora frizioni tra l’anima renziana e la segreteria.

Non concordo con questa lettura. Dopo 6 anni di attriti, di fatto la direzione approva un documento all’unanimità con quasi 3 minuti di applausi“, commenta Cirinnà, “Dall’interno delle dinamiche del PD, io che sono in Direzione da tanti anni, le dico che veramente è una notizia meravigliosa“. Un punto fermo che è stato raggiunto nonostante il rinnovato protagonismo di Renzi, tornato alla ribalta durante l’apertura della crisi di governo: “Quello di Renzi comunque è un protagonismo che ci sta, perché come tutti i leader anche Renzi ha necessità di avere i suoi spazi e la sua visibilità.

Mi sembra che alla fine la linea vincente è quella della segreteria, perché Renzi ha detto che sarà Zingaretti a gestire e il Quirinale a decidere. Se nessuno fa le pulci agli altri e ognuno trova il suo spazio l’unità si fa, si cuce e si ottiene“.

 

Zingaretti, il segretario “sarto”

Il risultato di questa compattezza in vista dell’incontro di giovedì alle 11 tra la delegazione del PD e il presidente della Repubblica Mattarella, secondo la senatrice, è merito proprio del nuovo segretario. L’intesa ritrovata è “dovuta alla grandissima pazienza di Zingaretti. Al fatto che Zingaretti sia un sarto, che sa cucire dove bisogna cucire, sa rammendare dove bisogna rammendare“. Una capacità, questa, sottovalutata, come “quando qualcuno ha detto ‘il segretario boh’, mentre in realtà è la sua dote principale, quella di non andare mai allo scontro frontale, sia dentro che fuori. E mi sembra che in questo caso sia stata la linea vincente“.

E potrebbe tornare utile in vista delle cuciture che andranno fatte per un accordo dem-pentastellato. Una prospettiva che Cirinnà non dà per scontata: “Sia che tu debba fare un accordo che tu debba andare a nuove elezioni, devi metter mano al tuo telaio“, commenta, dando fiducia alla traghettatura del governatore del Lazio.

 

Le condizioni per un governo “giallorosso”

Tendendo le orecchie per captare qualsiasi indizio sulle trattative in corso, ci si rende conto che il raggiungimento di un accordo tra le due forze politiche poggia su fondamenta delicate. Impressione confermata dalla dem: “Le condizioni per andare al governo con i 5 Stelle sono stressime. Sono state votate oggi all’unanimità dalla direzione, 5-6 punti fondanti, quindi non è che la delegazione va a trattare su un foglio di carta bianca“.

Si parte quindi dalle basi della linea politica uscite oggi in direzione, su cui non c’è possibilità di trattare. “Chi vuole fare il governo con noi lo fa a quelle condizioni stressime, su questioni fondanti. Chi non vuole seguire quei punti si allea con altri alle elezioni“, dato che “anche noi se non troviamo qualcuno disponibile andiamo alle urne“. Il voto rimane una prospettiva sempre possibile: “Noi non siamo disponibili a togliere le castagne dal fuoco a nessuno e tantomeno ad accollarci guai combinati da altri“.

 

Niente Conte bis

Si arriva poi alle questioni su cui si discute con un profilo più basso, come la scelta degli eventuali nomi che andranno a suggellare il patto. I veti incrociati al momento riguardano figure di governi precedenti, nonostante sembra che diversi esponenti non siano contrari a un Conte bis. La chiusura da parte dem è però totale: “Su questo è stata fatta chiarezza, io sono la prima a ribadire che se ci deve essere un nuovo governo la parola ‘nuovo’ è quella che deve predominare. Quindi discontinuità totale, persone nuove, programma nuovo e temi nuovi. Che vuol dire nessuno del precedente governo“, chiude Cirinnà.

Escusi anche i membri “dei vecchi governi PD. Governo nuovo, facce nuove“. Una posizione che taglia fuori parecchi pesi massimi e che potrebbe lasciare poche opzioni sul tavolo, a meno che non aggiungiamo figure tecnico-istituzionali. “Questo non è all’ordine del giorno“, risponde la senatrice, “Io non sono abituata a parlare di nomi, ma ho sempre parlato di temi. Nel mio caso i temi dell’uguaglianza, dell’equità sociale, della non discriminazione e dell’uguaglianza di genere“. La scelta dei nomi comunque viene posticipata a quando e se ci sarà un governo: “Se c’è qualche trattativa riservata a me non risulta, o mi sarà comunque volata sopra, io sono una formica nel Parlamento“, si schermisce scherzosamente Cirinnà.

 

In Senato l’opposizione dura a Salvini

La “formica”, però, è stata autrice negli ultimi interventi al Senato dell’ex ministro dell’Interno di un’aspra contestazione, anche nei riguardi della presidente dell’Aula Casellati, che l’ha più volte ripresa. Il climax quando il leader leghista ha rispolverato la polemica sui genitori che, come ha dichiarato nel suo discorso, dovrebbero essere “una mamma e un papà“. Uno schiaffo in faccia per la madrina delle Unioni Civili e promotrice di altre iniziative progressiste. “In Senato io faccio sentire la mia voce ma perché sono portatrice di richiesta di uguaglianza e di non discriminazione da quella parte di popolazione che dal ministro dell’odio non ha ottenuto risposta“, spiega, “Quindi è chiaro che io in Senato mi comporto come ritengo. Qualcuno ha detto che il mio comportamento non è consono, educato. Lascio giudicare ai miei elettori. Basta guardare i numeri dei miei social per capire invece quanta gente si riconosce in chi fa opposizione ferma anche in Parlamento, anche con azioni importanti di fronte a chi fa azioni pericolose e anche revansciste“.

Cirinnà evidenzia l’assoluta contraddizione tra l’azione politica del ministro e il consueto gesto di baciare i rosari: “Il maggior dettato del Vangelo è ‘tratta il prossimo tuo come vorresti essere trattato tu‘”, risponde. “Salvini è un odiatore e ha bisogno di quest’alibi. È chiaro che le persone più deboli e discriminate, addirittura i bambini, siano per lui un facile bersaglio“, è la sua opinione.

 

Ok al nuovo governo ma ci sono condizioni

Il nuovo corso dettato dalla caduta del governo riapre lo spazio per combattere il clima d’odio di cui sarebbe responsabile Salvini. Resistenza è la parola chiave, dentro e fuori le Aule: “Resisto con tutta me stessa a quest’odio e a questa deriva autoritaria che incombe“, dichiara Cirinnà. E niente sconti sulla responsabilità dei grillini: “Non a caso nei nostri 5 punti c’è scritto il fermo rispetto della democrazia rappresentativa e del Parlamento. Mica vogliamo venderci la Costituzione per andare al governo. Per noi la Costituzione è un faro nella notte in cui loro hanno sprofondato l’Italia“.

 

Sul taglio dei parlamentari si può discutere

Un altro punto “costituzionale” che potrebbe creare attriti con il Movimento è il drastico taglio dei parlamentari. L’ostacolo però non è insormontabile, dato che come ricorda la senatrice, anche il PD presentò una legge a firma Boschi per la riduzione del numero. Ma la proposta dei 5 Stelle per essere accettata deve andare oltre i numeri e preservare la rappresentanza democratica. “Si deve legare all’abolizione del bicameralismo perfetto“, spiega Cirinnà, “A quel punto si riduce il numero dei parlamentari e di materie di attribuzione e lavoro delle due Camere. Il taglio dei parlamentari tout court votato in questo Parlamento è sbagliatissimo“.

 

Cambio di passo sulle migrazioni

Scendendo nel pratico e nell’attualità di questi giorni, molte questioni che non possono attendere vengono lasciate aperte dalla caduta del governo. Tra queste c’è anche la Ocean Viking, nave della ong Medici senza Frontiere, che dopo la Open Arms attende a Lampedusa. Sarebbe una delle prime emergenze che un futuro governo dovrà affrontare e sulle migrazioni il PD ha mostrato di non avere le idee molto chiare. La linea Minniti si contrappone oggi alla presa di posizione a favore delle ong dimostrata con la presenza a bordo delle navi dei rappresentanti dem.

Si dovrà scegliere come affrontare la questione e la scelta sarà molto delicata di fronte a un’opinione pubblica polarizzata sull’argomento. Cirinnà sull’accoglienza ha sempre avuto la sua posizione: “Anche quando era in carica Minniti io facevo parte di coloro che avevano seri dubbi sulla giustezza dei respingimenti“. La soluzione proposta è sollevare il problema a livello europeo, una mossa impossibile per “un ministro dell’odio che si è fatto odiare talmente tanto che anche quel poco aiuto che potrebbe venire non viene dato semplicemente per fare un dispetto a lui. Andato via finalmente Salvini sarà più facile dialogare con gli altri Paesi”.

 

Combattere il clima d’odio un punto fondamentale

La senatrice chiede che in futuro, qualsiasi soluzione il PD proporrà, sia all’insegna dei diritti umani: “Non si può pensare che questa è gente che viene in Italia a godersela, ma è gente che scappa da torture e violenze“. Non sono tollerabili scene come quelle viste sulla Open Arms, con i migranti che si buttavano in mare per raggiungere la terra ferma. “Salvini ha fallito totalmente, ha solo incattivito l’Italia e stigmatizzato persone per il colore della propria pelle“, continua, raccontando la sua esperienza in prima persona. La senatrice ha un fratello adottato di colore: “Quando quella adozione venne fatta dai miei genitori, più di 30 anni fa, non c’era questo clima“.

Proprio per questo, al netto delle considerazione economiche, vanno date altre priorità. “Io sento tutti parlare dell’economia, la finanza, le clausole di salvaguardia, la legge di bilancio. Ok i conti sono importanti, ma io voglio sapere chi sarà il ministro della Cultura, della Scuola, se ci sarà un nuovo ministro per le Pari Opportunità. Questo dimostrerebbe la svolta. Questi sono i nomi che mi interessano. Poi ci sarà qualcuno bravo sui conti, che sono importanti ma non prioritari“. Anche perché le clausole di salvaguardia, uno dei problemi più impellenti, non scatteranno per Cirinnà, dato che nessuna forza politica vuole che accada.

 

Mettere al centro l’ambiente

Monica Cirinnà ha molto a cuore un altro punto che dovrà trovare spazio all’interno della dialettica governativa: “Voglio di nuovo il ministero dell’Ambiente con lo spazio che aveva prima, niente mischiumi con l’Agricoltura. L’ambiente è la nostra prima necessità di vita. Chi fa agricoltura come me i cambiamenti climatici li vive tutti i giorni“. E questo forse potrà essere anche un trait d’union tra le due forze politiche in gioco.

I germogli di quello che diventerà il Movimento era fortemente incuneato sulle questioni ambientali. Secondo Cirinnà, però, “purtroppo i 5 Stelle sono rimasti anche sui temi ambientali a livello embrionale, si è visto su infinite partite che non ha saputo giocare Di Maio. Non è riuscito a portare avanti quello sviluppo sostenibile che rispetti l’ambiente, la salute delle persone e i lavoratori piuttosto che la decrescita felice. Con loro si può dialogare con il retropensiero che fino ad ora sono rimasti inconcludenti“. Unico che si salva in questo senso nel governo è il ministro Sergio Costa: “Sicuramente uno dei pochi che ha lavorato bene, purtroppo lo hanno fatto lavorare poco“.

 

Il chiarimento sul decreto Pillon

Oltre al decreto Sicurezza, che nel caso il PD andasse al governo verrebbe cambiato o comunque temperato, c’è anche un altro decreto che necessita di essere disinnescato. “Il  decreto Pillon aveva quel tipo di forza perché la mediazione e la pericolosissima PAS (Sindrome di Alienazione Parentale) erano nel contratto. Se Dio vuole questo contratto gialloverde è decaduto“, spiega la Cirinnà, “Per noi il punto vero di discontinuità è lo straccio diretto a pezzettini, fare dei corandioli del Pillon. Se mai i 5 Stelle faranno un governo con noi, loro che lo hanno firmato, loro che di fatto stanno trattando sottobanco per ridimensionarlo, loro che hanno fatto dire a Spadafora che il testo non sarebbe mai arrivato in Parlamento, verranno sulla nostra posizione“.

Il futuro senatore d’opposizione Pillon potrà fare la sua partita come meglio crede, continua, “ma quel testo per ora è paralizzato. A settembre non dovrebbe riaprirsi“. Anche perché “ispirato a una visione oscurantista della famiglia e del ruolo della donna. Nasceva da una visione patriarcale di Pillon e dei suoi accoliti che ieri sventolavano il rosario in Aula“.

 

I diritti delle donne per rilanciare le famiglie

Il tema della famiglia è stato riesumato di nuovo ieri dallo stesso Salvini durante la riunione del Senato, specie la necessità di fare figli. La visione del leader leghista è però completamente sbagliata, secondo la senatrice: “Le donne italiane non fanno figli perché non si sentono sicure della loro vita. Intendo per vita la possibilità di mantenere questi figli e di assicurargli il benessere che hanno avuto loro“.

Per assicurare che tutti abbiano la possibilità di scegliere se mettere su famiglia è indispensabile avanzare sui diritti delle donne. “La parità salariale va garantita a tutti i livelli, accesso a tutti i servizi, sgravi fiscali, quello che avviene in tutti i Paesi europei e, aggiungo, congedi parentali obbligatori. Se il congedo è di 100 giorni l’anno, 50 sono della moglie, 50 del marito se lavorano entrambi. Se non li fai li perdi“. A quel punto qualcuno si sveglierà e si renderà conto che “il carico familiare e parentale non può essere solo ed esclusivamente la visione oscurantista del Pillon, che lo accolla alle donne e basta“.

 

I social creano bersagli

Che l’Italia debba cambiare visione sulla posizione delle donne nel dibattito pubblico, lo si vede bene dai social. In diverse occasioni le donne e le categorie più marginalizzate diventano bersaglio, come è capitato anche alla Cirinnà: “Ultimo non ultimo, l’attacco che mi ha fatto la Verità sul fatto che ero andata, durante la vacanza in Sardegna, dove c’erano alcuni spettacoli con le drag queen“.

Altro esempio è il caso di questi giorni sul bikini di Maria Elena Boschi in risposta a una provocazione di Salvini. “Sia se la Boschi si mette il costume, sia se la Cirinnà va a ballare, se le donne devono essere chiuse e vincolate solo all’interno di stereotipi, allora non ci siamo chiariti“, dichiara la senatrice. “Le donne in politica, nell’impresa, nel mondo del lavoro sono donne libere e fanno quello che vogliono. Io penso che le donne italiane vogliano sentire le donne in politica parlare dei temi veri della loro vita, che sono appunto il lavoro, la famiglia, la sicurezza e soprattuto la salute“.

 

La grande forza e il grande svantaggio del PD

Anche all’interno del Partito Democratico esistono però delle contraddizioni su temi quali l’aborto. Basti ricordare che a Verona la capogruppo dem in consiglio comunale Carla Padovani votò la mozione contro l’interruzione di gravidanza. Una tensione che la senatrice Cirinnà individua con la componente “catto-dem” del partito, gli stessi che si opposero alle Unioni Civili.

Questo è il vantaggio e lo svantaggio di essere un grande partito plurale nel quale si deve riuscire a fare sintesi sulle posizioni che tengano dentro più persone possibili“, spiega, “Dopodiché io sono anche per il meccanismo democratico, alla fine su temi divisivi si discute e ci si confronta, poi si decide a maggioranza“. Seguendo questo principio anche per altre questioni si raggiunge un buon obiettivo, come dimostra la campagna di Zingaretti alle primarie: “Se non vuoi scontentare nessuno ti paralizzi“. E ora più che mai sembra che per il PD sia fondamentale muoversi velocemente.


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