Né débacle né sfondamenti, da nessuna parte: non c`è partito che abbia chiuso in brindisi tonante la tornata amministrativa. Le prime lavagne dei risultati, in attesa che si sbroglino i ballottaggi, danno a tutti, secondo il senatore del Pd Giuseppe Lumia, solo una grande e a volte amara lezione: la riforma della
politica non è più rinviabile, non basta affidarsi ai pro tagonismi locali, ai tanti “io” che animano la vita pubblica. Basta egocentrismi, come quelli che hanno travolto la competizione a Napoli dove il Pd deve avviare
serissime riflessioni: l`era dell`io, sdoganata dalla Seconda Repubblica dopo il crollo dei vecchi partiti, è finita. Noi per primi dobbiamo da subito investire nel rinnovamento interno, scovando leadership nella società vera, istituendo scuole di formazione, dialogando veramente con i territori senza affidarci alla rendita elettorale di chicchessia». La performance globale del Pd, Lumia la giudica «positiva benché discontinua e a macchia di leopardo». In Sicilia tanto, tantissimo il salvabile, «nonostante la sconfitta, che giudico preventivata e nella sostanza incoraggiante, ad Alcamo, e la dura lezione di Vittoria, dove hanno perso le vecchie logiche». E il cemento politico «che anima l`azione del governo alla Regione resta una base solida sulla quale costruire».
Senatore, da più parti avanzata grillina ma senza trionfo. Come se l`è cavata il suo partito?
«La prima analisi è positiva benché la performance sia stata a macchia di leopardo. Abbiamo vinto dove
meritavamo di vincere. Allora preferisco ampliarla, l`analisi, dicendo che se il nostro partito – ma pure gli
altri, se ne avranno la sensibilità – non comprende che la madre di tutte le riforme è quella della politica
e del funzionamento interno e nei territori, rischiamo di pagare un prezzo elevatissimo costellato di vittorie di Pirro affidate alla forza di questo o quel candidato. Ecco, alla logica dell`io va sostituita quella del noi: in concreto, rivedere i modelli organizzativi e di selezione, promuovere la cultura politica con scuole di formazione e attenzione a chi nei territori, anche fuori dal partito, vale. Troppo egocentrismo non fa bene, come non basta la convinzione che senza partiti moderni basti il pragmatismo sulle singole riforme, benché importantissime come quella dell`economia, della giustizia, dei diritti civili e la stessa grande riforma costituzionale che sostengo con tutto me stesso. Renzi per primo è sensibile al tema: spezzare le consuetudini come lui ha fatto a caldo con grande onestà dicendo `non sono contento`, è dunque possibile».
Un Pd che si è fatto male a Napoli mentre a Milano ha pareggiato strappando più di un sorriso. Il
caso campano è destinato a far rumore: come vede la decisione del commissariamento?

«Decisione giustissima che dimostra cosa succede, all`estremo, quando a prendere piede siano i tanti io
anziché il noi: vince l`io più forte, ma non c` è aspettativa di risultati a lungo termine. Attenzione: anche
l` antipolitica gioca sul protagonismo, è un tranello. Però il commissariamento sarà utile soltanto se andrà
avanti, in una situazione estremamente complicata come quella napoletana, il processo di riforma del quale parlo. Non dimentichiamo che anche i 5 Stelle sono andati male a Napoli, così come a Milano. Ecco, proprio riguardo a Milano, tutti possiamo sorridere: Sala è andato oltre le attese in una città e una regione dove la forza del centrodestra è enorme. Ma la buona notizia è che ambedue i contendenti, caso praticamente unico, hanno dato vita a una competizione davvero evoluta sul piano dei fondamenti e della comunicazione della democrazia europea. Questo ha soffocato i disfattismi e l`avanzata dell` antipolitica. Un esempio da seguire».
In Sicilia giudizio col beneficio dei ballottaggi, 6 su 9. Però avete perso città come Alcamo e Vittoria. Quanto pesa la frammentarietà e quanto vale il modello di alleanza che regge la Regione?
«Anche qui la mappa è come la pelle del leopardo. Ma non siamo fanalino di coda e abbiamo fatto meglio di
quando il partito, o i suoi predecessori, possedevano struttura e radicamento tradizionali. Il governo e il
suo presidente che si sta intestando riforme fondamentali, offrono un modello serissimo, con uno sforzo
senza precedenti, dalla lotta all`assistenzialismo all`introduzione del credito di imposta che sosterrà le
imprese sventando le influenze politico-mafiose. Il caso di Alcamo è la prova che abbiamo fatto bene a
rimpiazzare la vecchia classe dirigente investendo sui giovani. La sconfitta è salutare e soprattutto messa
nel conto. Un investimento per il futuro. A Vittoria si è sbagliato, non si è compresa in tempo la necessità
del cambiamento, insistendo nelle vecchie logiche: ora è chiaro a tutti che Aiello è un nome sul quale si
può convergere. Un caso emblematico è Giarre, dove l`alleanza con dentro Pd e Megafono ha dimostrando
quanto aprirsi sia meglio che restare chiusi in ottiche di puro potere. Mentre a Canicattì è andata bene».


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