Andrea Marcucci, presidente dei senatori dem, una brutta sconfitta in Umbria. Quali le ragioni?
«Le ragioni sono tante ma, per rimanere alle ultime, direi che tutta la campagna elettorale è stata in salita. La scelta del candidato è arrivata tardi, la stessa alleanza con il M5S è stata messa in piedi con un tweet e non aveva alcun contenuto vero in comune. Era una sconfitta più che annunciata, certo le proporzioni non possono essere in alcun modo minimizzate».
L`esperimento dell`alleanza con M5S a livello locale si deve fermare qui?
«Lo dico da settimane. Le alleanze si valutano alla fine di un percorso comune, non all`inizio. E si valutano sempre e comunque coinvolgendo i territori, non si possono calare dall`alto».
In Emilia-Romagna e Calabria andrete da soli?
«Le rispondo come sopra. Le federazioni emiliano-romagnole e calabresi decideranno in autonomie come e con chi presentarsi. La domanda di merito è un`altra: Pd e M5S in quelle regioni hanno qualcosa in comune? La loro alleanza è credibile?»
Il governo avrà dei contraccolpi? Teme per la tenuta dell`esecutivo?
«Credo e spero di no. Che la destra fosse forte nel paese, non possiamo scoprirlo all`indomani della batosta umbra. Il governo ha un solo obbligo: è nato per affrontare un`emergenza e deve dimostrare con i fatti che è in grado di portare buoni risultati per il Paese».
Secondo lei questa maggioranza e questo governo possono arrivare al 2023?
«Saranno i risultati a dircelo, sarà l`efficacia di ogni singolo provvedimento. Non ci siamo assunti la responsabilità di fare un governo nella situazione economica che attraversa l`Italia, per vivacchiare».
Le polemiche delle ultime settimane interne alla maggioranza, soprattutto sulla manovra economica, hanno allontanato gli elettori?
«In una coalizione tra più partiti, è naturale che ci siano anche molte discussioni. Sono tra coloro che non enfatizzano le divisioni, ci sono sempre state. L`importante è essere concreti e, nel caso che ci siano, fermare subito le fughe in avanti. Come coalizione ci siamo assunti da subito una responsabilità enorme, ne erano edotti tutti e nonostante questo abbiamo deciso di andare avanti».
Il partito secondo lei ha sbagliato? Qualcosa da rimproverare al segretario Zingaretti?
«Non è mio costume politico assegnare colpe o dare voti in pagella, soprattutto il giorno dopo una sconfitta bruciante. A Zingaretti consiglio solo di misurare un po` di più le parole: il Pd non ha “l`obbligo morale” di provare l`alleanza organica con il M5S».
Guerini dice che il partito deve ritrovare la vocazione maggioritaria. E` d`accordo?
«Totalmente. Non possiamo più essere al traino di altri, non possiamo farci dettare l`agenda, dobbiamo recuperare tutto l`orgoglio di una grande partito popolare nato per fare le riforme». Il Pd paga la scissione di Renzi? «Immagino di sì, soprattutto se smette di fare il lavoro per cui è nato ovvero tenere insieme tutti i migliori riformismi. Vocazione maggioritaria poi in qualche modo significa questo: assumere sempre una posizione netta, dettare l`agenda, imporre i temi. Se invece recepiamo sempre e solo i temi degli altri, rischiamo di contraddistinguerci per un vocazione minoritaria».
Non trova un po` ingenerose le considerazioni post voto dell`ex segretario?
«Non giudico mai le posizioni degli altri, rifletto e giudico quelle del mio partito. Caso mai rimprovero tutti di essere andati poco in Umbria, motivo per cui la famosa foto di Narni è risultata più paradossale, anche fuori tempo vista l`assoluta mancanza di donne! Le alleanze fatte per sacrosante ragioni, come quella che ci ha portati al governo del Paese, salvandolo dal disastro economico che avrebbe significato l`aumento dell`Iva, debbono trovare corrispondenza nelle politiche per i territori, altrimenti la gente legge solo l`operazione di palazzo. Il Pd deve tornare a parlare con la sua vera voce, quella del riformismo, della vocazione maggioritaria. Una voce che conta, non che pensa solo a contarsi».


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