Andrea Marcucci è capogruppo Pd in Senato. Con il collega della Camera Graziano Delrio ha partecipato alla maggior parte delle trattative per mettere su il «governo impossibile» tra gli ex nemici di questi anni.
C`è stato un momento in cui avete pensato che saltasse tutto, quando Di Maio continuavaa porre condizioni?
«Io in realtà sono sempre stato ottimista. Fin dall`inizio ho colto nel Pd, in M5s, in Leu e nelle altre forze la volontà di rimettere l`interesse della comunità nazionale davanti a tutto. Il modo con cui si è arrivati alla crisi, il dileggio continuo delle istituzioni da parte di Salvini aveva posto tutti di fronte all`esigenza di tutelare i nostri valori fondamentali. Dopodiché, abbiamo certamente avuto ansia rispetto al voto su Rousseau e lì l`intervento di Beppe Grillo ha fatto la differenza».
Che effetto le ha fatto trovarsi al tavolo della discussione con Conte e i capigruppo M5s con i quali vi siete detti di tutto fino a pochi giorni fa? Imbarazzo?
«L`imbarazzo in queste situazioni si supera velocemente. E comunque sia nei confronti del presidente Conte che del capogruppo Patuanelli, con cui ho interagito in questo anno e mezzo, c`era un rapporto che andava al di là delle posizioni politiche. Un clima personale che ci ha consentito di lavorare da subito sul programma. Un programma di cui siamo orgogliosi. Al tavolo ho trovato persone che affrontavano le questioni con buon senso».
Con la Lega il M5s si scontrava spesso. Pensate di durare fino a fine legislatura?
«Lì era sbagliata l`impostazione, il “contratto” era una somma di programmi, noi abbiamo lavorato con pazienza a un programma unico. Credo ci siano le condizioni per andare fino a fine legislatura, anche la logica della stesura del programma è quella».
Zingaretti dice che il Pd unito è una «grande novità». Ma Renzi continua a far trapelare dubbi: dice «bene il governo,anche se non è un dream team», punzecchia… Davvero il Pd resisterà alla stagione del proporzionale?
«In queste ore non ho parlato con Renzi, ci ho parlato durante la stesura del programma, come ho sentito gli altri maggiorenti del Pd, a cominciare da Zingaretti. Nel Pd amiamo molto la dialettica, ci sono state posizioni anche molto diverse, ma se il Pd non fosse stato determinato e unito non avremmo questo governo. Poi la dialettica e il confronto interno continueranno, ci mancherebbe: è un patrimonio».
È un patrimonio se resta «dialettica interna». Sa bene che c`è chi parla della nascita di gruppi parlamentari renziani in futuro…
«Se mi sta chiedendo se Renzi resta nel Pd, la risposta è sì».
Peraltro, voi lavorate per il proporzionale ma Prodi, padre nobile del Pd, chiede il maggioritario.
«Abbiamo inserito la legge elettorale nel programma, saremo conseguenti a quanto concordato. Nei tempi e nei modi possibili».
I sondaggi per ora premiano M5s, ma non il Pd. Preoccupati?
«Credo che leggere troppo spesso i sondaggi è l`errore che ha indotto Salvini a combinare quello che ha combinato. Ragioniamo a medio termine, i cittadini valuteranno l`azione di governo e i risultati ottenuti. Sono convinto che verranno premiate le forze della maggioranza».


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