«Di Maio deve ripassare le regole dei governi di coalizione dove valgono i principi dell`interesse generale, del buon senso e del compromesso», puntualizza Andrea Marcucci capogruppo del Pd al Senato riferendosi alle fibrillazioni e alle spaccature (vedi caso Ilva) degli alleati grillini. Per Marcucci però serve un tagliando all`alleanza. Un chiarimento: «Ha ragione Franceschini, è indispensabile riconfermare un patto di metodo ed affrontare il passaggio parlamentare nella chiarezza ed in modo coeso».
Ilva da emergenza occupazionale diventa un problema di tenuta di governo. Lei teme che qualcosa possa incrinarsi.
«Conte e Patuanelli hanno compreso pienamente la drammaticità della situazione ed assunto le iniziative che servono. Oggi a Taranto i margini di trattativa con Arcelor Mittal sono molto stretti ma ancora non chiusi e resta questa l`unica strada che possiamo percorrere. Stiamo parlando di 12 mila persone più l`indotto che rischiano di perdere il lavoro. In più c`è un tema più generale, ovvero il sistema Italia non può più permettersi di rendere il Paese inospitale a chi viene ad investire. Va dunque previsto subito il cosiddetto scudo penale non solo per l`ex Ilva ma anche per tutte le altre aziende che si trovano a gestire situazioni compromesse da precedenti proprietà».
Il capo dello Stato è preoccupato, il premier Conte chiede unità: ma molti dell`M5s vanno per la loro strada.
«Capisco le difficoltà di un movimento nato per fare opposizione a tutto ed oggi impegnato a governare e a fare i conti sulla realtà, quindi non mi permetto di giudicare. Certo Di Maio deve ripassare le regole dei governi di coalizione dove valgono i principi dell`interesse generale, del buon senso e del compromesso».
Lei ha fatto notare come Salvini non c`era oggi in Aula: la Lega sta speculando sulla crisi di taranto per basse manovre elettorali?
«Mi chiedo quale sia l`argomento in cui Salvini e la Lega non speculino. Certo che lo facciano anche su Taranto significa che a Salvini non interessa minimamente affrontare i problemi e magari risolverli insieme ad altri. Io sono pronto ad ammetterlo, c`è stata anche qualche sottovalutazione del Pd in questa lunga storia, ma lo stesso errore è ascrivibile anche alla Lega. Ecco trovare una soluzione insieme sarebbe un bel modo per restituire alla politica un po` della sua dignità. Ed invece la Lega è capace solo di pontificare, pensando esclusivamente a trarne benefici elettorali».
Il ministro Franceschini ha chiesto un nuovo patto con Renzi e M5s: lei cosa ne pensa?
«Spero che Conte, Di Maio, Renzi e Zingaretti vadano a mangiare una pizza insieme nei prossimi giorni. Si, ha ragione Franceschini, è indispensabile riconfermare un patto di metodo ed affrontare il passaggio parlamentare nella chiarezza ed in modo coeso. Guardi che questo non significa che i partiti debbano rinunciare alle loro battaglie, ma semplicemente acquisire la preoccupazione che il quadro di insieme resti sempre sostenibile. Io non credo affatto ad una crisi imminente o ancora peggio ad un ricorso anticipato alle urne. Anche in questo caso, scommetto sul buon senso di tutti. Io, a differenza del ministro della Cultura, non credo che alla fine Pd e 5 stelle debbano fare un`alleanza organica, ma garantire efficienza e produttività al governo, insieme ad Italia Viva, è la ragione vera per cui abbiamo deciso di stare insieme a Palazzo Chigi. Dobbiamo tornare a quella ragione che a fine agosto ci consentì di stringere un accordo di governo».
Ma da ex renziano non crede che l`ex segretario Pd dovrebbe dare di più una mano per la tenuta di questo governo?
«Certo, lo chiedo a Matteo come a tutti i leader della maggioranza. Gli interessi dei singoli partiti non possono prevalere su quello che serve realmente al Paese». Anche perché così facendo il governo rischia di andare a casa un minuto dopo la Finanziaria. E dopo c`è solo il voto. «Abbiamo affrontato la salita peggiore, abbiamo annullato la tassa di Salvini sull`Iva, le ripeto, credo serva solo aggiustare un po` il motore e preparare meglio i provvedimenti più importanti. Uno sforzo che riguarda il presidente del consiglio, i ministri, i leader di partito ma anche a noi parlamentari. Sono ottimista, ce la faremo».
Nonostante gli sforzi che fa il Pd, non cresce nei sondaggi: come se lo spiega?
«Il Pd deve continuare a fare il Pd, parlare all`intera società italiana, non rinchiudersi in recinti identitari. Se torniamo a valorizzare la nostra anima riformista, la smettiamo di preoccuparci di tutto, anche nei sondaggi torneremo a crescere. Certo serve avere in campo un partito più agile, più determinato, e per certi versi anche più comprensibile, che assuma sempre parole chiave distinguibili e caratterizzabili. A volte parliamo una lingua strana, che fuori dai Palazzi, stenta ad essere compresa. E nella società di oggi è un problema di non poco conto».


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