Queste crisi le vedono solo i giornali…». Serafico e sorridente, Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato e un fresco passato da “renzianissimo”, tira un sospiro di sollievo per la breve tregua sulla prescrizione. Abituato ai rally automobilistici, le curve spericolate della maggioranza sembrano quasi divertirlo: «Mi ascolti bene, questo governo, con questa maggioranza, arriva al 2023. Non ci sono altre maggioranze. Ora su questo tema dobbiamo rimetterci a lavorare con più tempo davanti. Le forzature non premiano, nessuno esce vincitore e anzi esce indebolita l`intera coalizione di fronte all`opinione pubblica. Questi scontri sono lose lose, non win win». Non vince nessuno.
Quindi la strada è un ddl, Marcucci?
La strada di un emendamento al Milleproroghe o di un decreto era complicata per i tempi e non solo per i tempi. Una modifica al ddl Costa sarebbe poco rispettosa della prassi parlamentare, significa che il governo va a stravolgere un testo proposto dalle opposizioni. Ci vuole un veicolo autonomo che riveda la prescrizione nella cornice di una riforma che assicuri tempi processuali ragionevoli e certi.
Lei di lodi se ne intende: non ne propone uno per la prescrizione?
Ce l`ho qui già nella testa, un lodo. Ma non lo rivelo, se no lo bruciano subito.
Prendiamola da un altro verso: cosa non va del lodo Conte-bis?
Diciamo che ci vuole un meccanismo più semplice e comprensibile, lo presenterò agli amici della maggioranza per un confronto serio senza dogmi e pregiudizi. Intanto uno strappo dopo l`altro ci si è avvicinati a un bivio pericoloso… E Pd e Italia Viva hanno smesso ogni fair play, si combattono in campo aperto.
A questa battaglia io non partecipo. Non sto dalla parte di chi alza i toni, chiunque sia. Sto invece con chi media e concilia le posizioni. Nel Pd c`è una componente riformista che vuole dialogare con gli alleati, senza cedimenti, per migliorare l`azione di governo, non per affossarla. Gli attacchi ad Italia Viva e di Italia Viva al Pd non mi interessano. Con i partner di governo si discute anche ruvidamente ma in una clima collaborativo, senza mai trascendere. Io la penso così.
Lei conosce benissimo Renzi: sta lavorando per Salvini, come dicono alcuni suoi compagni di partito?
Tra Renzi e Salvini ci sono distanze abissali. Una maggioranza, un governo, ha bisogno di un collante etico, politico e culturale. Non c`è alcuna possibilità che Renzi e Salvini possano stare dalla stessa parte del fronte, se è questo che si vuol dire.
Nemmeno Pd e M5s hanno granché in comune…
È vero che siamo partiti diversi e che si sono combattuti a lungo, ma c`è un programma condiviso e ci sono obiettivi ambiziosi da perseguire che ci siamo dati insieme.
L`obiettivo del 2023, l’obiettivo dell`elezione del capo dello Stato…
L`obiettivo di rilanciare investimenti privati e pubblici, produrre ricchezza, creare lavoro, combattere la disoccupazione giovanile e così distribuire il reddito. Sono queste le priorità su cui bisogna accelerare, i cittadini non sono disposti a tollerare perdite di tempo.
La prossima battaglia di maggioranza sarà sul Reddito di cittadinanza?
Il Reddito prende spunto da strumenti varati dal centrosinistra, come il Rei. Quindi non si tratta di tornare indietro. Bisogna rivedere tutto l`aspetto della ricollocazione che ha dato effetti modesti o meglio nulli. Qui bisogna intervenire perché il vero intervento di welfare è quello che fa uscire dalla povertà, non quello che tiene lì le persone pericolosamente intorno alle soglie di sopravvivenza.


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