Sottosegretario Salvatore Margiotta, Autostrade sembra aver accettato tutte le condizioni poste dal governo. È soddisfatto?
«Mi pare che ci siano dei chiari passi in avanti rispetto alla proposta, presentata nei mesi scorsi, che il presidente Conte aveva ritenuto inaccettabile. Naturalmente ora la questione deve essere approfondita: la ministra De Micheli è al lavoro con i tecnici in vista di una decisione che dovrà essere corale. Sarebbe un errore se i partiti della maggioranza si dividessero su una questione così delicata».
E però sembra inevitabile, senatore: i 5S spingono per la revoca, il Pd propende invece per una revisione della concessione…
«Questa è una rappresentazione che da tempo si prova a offrire, ma non è la realtà. Ieri Andrea Orlando, che è il nostro vice segretario nazionale, è stato chiarissimo. Per il Pd sono aperte entrambe le opzioni: o la revoca o la revisione radicale della concessione. Insieme all`affermazione di un principio non negoziabile, ovvero che chi ha nuociuto non nuoccia più. Rifiuto l`idea che noi siamo i trattativisti e gli altri i rigorosi integralisti».
Resta il fatto che, alla vigilia del consiglio dei ministri che dovrà decidere in un senso o nell`altro, siete ancora divisi sul da farsi…
«Io credo che tutti insieme si debba badare all`interesse pubblico. Non dimentichiamo che stiamo parlando di una convenzione, approvata in Parlamento nel 2008 con il voto contrario del Pd, che riserva vantaggi eccessivi per il concessionario e prevede una penale molto alta in caso di revoca. Sono convinto che il consiglio dei ministri saprà prendere, in scienza e coscienza, la decisione migliore».
Ma Io Stato non rischia di pagare una penale di 7 miliardi e un lunghissimo contenzioso?
«Fu la Commissione incaricata dall`ex ministro Toninelli a evidenziare l`esistenza degli estremi per la revoca e al tempo stesso che un eventuale contenzioso potrebbe vedere soccombente lo Stato. Ma c`è pure un altro elemento: la difficoltà di sostituire un concessionario in corsa, le ricadute sull`occupazione e sull`azionariato anche minuto. Dopodiché, ripeto, resta fermo il fatto che chi ha sbagliato deve pagare, sono morte 43 persone. Quindi il governo dovrà valutare, senza posizioni pregiudiziali, se la proposta di Aspi sia sufficiente a rispettare questo principio inderogabile. Anche attraverso un aumento di capitale che porti a una significativa riduzione delle quote possedute da Atlantia».
E veniamo al nodo politico che rischia di spaccare la maggioranza: al M5S non basta che i Benetton cedano il controllo di Aspi, li vuole proprio fuori. E voi?
«Essendo il nostro un Paese di diritto, l`unica strada per ottenere l`estromissione di Atlantia è che un privato o fondi pubblici ne comperino le quote. Sarebbe però un paradosso, e una grave ingiustizia, che la vicenda si concludesse con lo Stato che dà i soldi ai Benetton per rilevarne la partecipazione societaria! La via dell`aumento di capitale di Aspi, e conseguente fortissima diluizione di Atlantia nella società, mi pare – se condivisa tra le parti – francamente più ragionevole».
Sarà Anas in caso di revoca, a rilevare i 3mila chilometri di autostrade?
«Non vedo alternative. In attesa di fare una gara non può che essere lo Stato a rilevare la concessione e dunque Anas che è la società pubblica che si occupa di strade».
Aspi ha 7mila dipendenti, rischiano di finire per strada?
«Non c`è dubbio che dovrebbero essere assunti da Anas».


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