«Sono molto amareggiato da questa vicenda». Franco Mirabelli è senatore del Pd, componente della commissione Antimafia, inviato da Roma come commissario a Caserta proprio a seguito di un tesseramento non proprio pulito. «Quindi non ac­cetto le accuse di irregolarità. Perché per due settimane ho buttato il san­gue perché tutto si svolgesse nel mi­gliore dei modi».
Eppure la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha aperto un fascicolo anche se sinora senza ipotesi di rea­to.
«Non posso fare altro che prender­ne atto. Non ho altri commenti. Ma la vicenda è politica».
Venerdì scorso dieci dirigenti del Pd casertano denunciano irregola­rità nel tesseramento. Lei subito di­ce: «È fango». Senza entrare nel me­rito delle accuse.
«Guardi che confermo quello che ho detto. C’è un evidente elemento di degenerazione della battaglia politica. Si usa il tesseramento per delegitti­mare il gruppo di Caserta. Io ho segui­to tutto il tesseramento che terminava il 28 febbraio».
A Caserta non doveva fermarsi il 27?
«Assolutamente no. Ed eravamo tutti informati».
Di cosa? Delle 189 tessere in più?
«Certo. Non scherziamo. Per que­sto dico che è un attacco gratuito. Si usa l’onda degli scandali napoletani. E chi ha denunciato tessere irregolari si è reso responsabile di un danno se­rio al Partito democratico. Non ne sentivamo il bisogno. E poi voglio ri­cordare che siamo un partito che ha organismi dove discutere di queste cose».
Infatti è stato presentato un ricor­so.
«E lo discuterà la commissione per il congresso regionale. Però ribadisco tutti sapevano. Per questo tento di ca­pire ma non ci riesco. Io sono stato nominato commissario a Caserta pro­prio a seguito di un tesseramento scandalo».
Se lo spiega se dice che è una guerra interna.
«Vede i firmatari del documento contro il tesseramento hanno comin­ciato due mesi fa a lanciare accuse. Il Pd si è riunito, anche alla presenza del vicesegretario nazionale Guerini, so­no intervenuti e si è chiusa la vicenda. Dopo due mesi si riapre la polemica. Capisco la legittima battaglia politica, ma non se si usano argomenti non chiari. Ripeto ci sono i verbali. E allora dico basta con le guerre interne in cui il tema di salvaguardare il partito non esiste. La politica con queste cose non c’entra niente».
Senatore non può negare, però, che il Pd sia vulnerabile se ad ogni tesseramento o congresso o elezio­ne c’è uno scandalo.
«Chi lo nega. Sono a Caserta per questo. E c’è stato un malcostume dif­fuso anche questa volta, dico solo che non è il caso di Caserta. Ma certo se non riusciamo a sconfiggere la dina­mica muscolare tra chi conta di più e chi ha più potere, resteremo inchio­dati al 15 per cento. Si vuole questo? Io e tanti altri che credono in questo progetto no. Si crede che ci siano tes­serati inconsapevoli? Che le tessere si­ano state pagate da una sola perso­na?».
Si crede questo?
«No. Nel ricorso non esiste nean­che una ragione per annullare il tesse­ramento. Quindi di cosa parliamo».


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