Senatore Gianni Pittella, tra i leader meridionali del Pd, come valuta i colloqui tra pentastellati e dem per un eventuale governo?
«Mi rifaccio agli insegnamenti del presidente Giorgio Napolitano, a cui vanno i miei auguri: nella nostra concezione della democrazia il confronto deve essere sempre possibile, con tutte le forze politiche. Anche con i 5 Stelle. Ma a una condizione: bisogna guardare in faccia la realtà».
A cosa si riferisce?
«C`è una abissale distanza programmatica tra noi e i grillini».
Su quali temi ci sono incompatibilità?
«Ne riscontro dalla visione dell`Europa, dove Luigi Di Maio sta con gli euroscettici di Nigel Farage, all`idea di democrazia: i cinquestelle appaltano la partecipazione ad una piattaforma dai tratti opachi, mentre noi crediamo nelle forme della democrazia parlamentare».
Il reggente dem, Maurizio Martina, non ha chiuso al dialogo.
«Non è in discussione la posizione del partito, ma se da questi passi possa nascere un governo. E qui casca l`asino».
E riemerge il diktat di Matteo Renzi contro i populisti.
«L`ex premier non sta interferendo nelle vicende, se non esprimendo la sua opinione. Su argomenti fondanti per un governo noi abbiamo un programma lontanissimo da quello del M5S. Penso al reddito di cittadinanza irrealizzabile rispetto al nostro reddito di inserimento, o alla attenzione del Pd per le grandi infrastrutture rispetto all`ostilità che i pentastellati uniscono alla passione per la decrescita felice».
Il fidanzamento «non s`ha da fare»?
«Se dopo le polemiche contro le misure adottare dai governi Renzi e Gentiloni ci fosse una piroetta o un ravvedimento del M5S, allora cambierebbe tutto».
Su lotta alle povertà e visione sociale i grillini hanno sensibilità che una volta si sarebbero defmite progressiste…
«Il nodo è passare dalla propaganda elettorale al governo».
Come verrà ufficializzata la posizione dem?
«Decideremo nelle sedi democratiche che abbiamo e loro non hanno, tra direzione nazionale e gruppi parlamentari».
Resta lo spettro di un ritorno imminente alle urne.
«Dire che dopo questo confronto M5S-Pd non c`è nulla, non è vero. Ci sono altre strade percorribili. Il dominus è Mattarella. Sarebbe irresponsabile tornare a votare mentre dobbiamo dare risposte agli italiani sulle politiche economiche e sui possibili scenari di guerra».
L`ipotesi governo del presidente?
«È l`estrema ratio. I due mezzi vincitori dovrebbero fare un governo, rispettando l`esito delle urne. Se non si accordano, se ne assumono la responsabilità. E allora Mattarella giocherà tutte le sue carte per dare stabilità: un governo del presidente eviterebbe derive dannose».
Tornando alle eventuali sintoni dem-grillini…
«I trasformismi vanno evitati per dare dignità alla politica. Se ci fosse un ripensamento, dovrei sottoscrivere la formula “mai dire mai”».


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