Ben trovati a tutti, buona settimana.

Il mondo segue con apprensione ciò che sta succedendo in Thailandia. Quella grotta, quei ragazzini, quelle immagini ci stanno facendo battere forte il cuore. Sono migliaia di chilometri di distanza, ma ci sentiamo tutti coinvolti da una storia incredibile.

Gli inglesi intanto scoprono che la Brexit non sarà una passeggiata. Il danno del referendum sull’Europa produrrà i propri effetti a partire dal 2020-2021. E bisognerà vedere se gli artefici della propaganda riusciranno a nascondere all’opinione pubblica che proprio la vittoria del “Leave” al referendum indebolirà la crescita economica del Regno Unito.

Regno Unito che può consolarsi col calcio, anche se sarebbe più corretto dire l’Inghilterra può consolarsi col calcio: semifinale raggiunta. Pensare che le quattro semifinaliste siano Francia, Belgio, Inghilterra e Croazia fa solo aumentare i rimpianti azzurri. E tuttavia la scena più bella di questo mondiale per me è quella del Giappone che perde all’ultimo secondo coi belgi dopo aver dominato larga parte del match. Usciti per un 3-2 assurdo, un autentico harakiri sportivo, che ti fanno i giapponesi dopo una sconfitta del genere? Ripuliscono lo spogliatoio in silenzio da cima a fondo e lasciano un biglietto di ringraziamento all’organizzazione. Tanto di cappello. Un gesto del genere andrebbe fatto vedere a tutti i livelli del calcio italiano a cominciare dal settore giovanile.

La politica intanto continua come negli ultimi 4 mesi.
Il Governo fa annunci roboanti senza costrutto.
Il PD purtroppo continua con le divisioni interne che per me sono state una delle cause della sconfitta elettorale. Abbiamo deciso di fare un nuovo congresso, con nuove primarie: speriamo che almeno stavolta chi vincerà le primarie possa guidare il partito senza il fuoco amico dei propri compagni di strada. Speriamo cioè che i capicorrente, per una volta, rispettino il mandato delle primarie.

Qui c’è una mia intervista al Quotidiano Nazionale: se smettiamo di litigare, toccherà presto a noi.

Qui c’è il video del mio intervento all’Assemblea Nazionale del PD di sabato scorso.
Per chi non ha tempo per vederlo tutto: ho diviso l’intervento in tre parti.

  1. Mi sono occupato del governo. Ho spiegato perché l’atteggiamento sull’immigrazione va contro i nostri valori ma anche contro i nostri interessi: con la strategia di Salvini l’Italia torna a essere una provincia dell’Impero Austro Ungarico. Ci stiamo mettendo in trappola da soli, facendo l’alleanza coi nostri principali avversari. Chi dice “Prima gli italiani” rischia di farci chiudere il Brennero (a proposito: ma le aziende del Nord Est si rendono conto di che cosa rischiano?). E alle bugie di chi dice: Abbiamo svenduto l’Italia in cambio degli 80 euro ho risposto con un post stamattina qui. Ho detto anche che l’imbarbarimento della politica italiana attraverso la distruzione dell’avversario attraverso fakenews è un danno strutturale che i Cinque Stelle hanno fatto alla società del nostro Paese: potremo perdonarli per le bugie che ci hanno buttato addosso, ma non potremo mai perdonarli per l’odio che hanno immesso in quantità industriale nel dibattito pubblico italiano. E pensare che c’era qualcuno che voleva fare l’accordo con i Cinque Stelle convinti di avere a che fare con la nuova sinistra: per me loro sono la vecchia destra, non la nuova sinistra.
  2. Ho fatto l’analisi della sconfitta, come mi era stato richiesto. Sono tante le cause del 4 marzo. Non su tutte la pensiamo allo stesso modo: io non sono d’accordo con chi dice che dobbiamo rappresentare il futuro come una minaccia, mentre per me il futuro è e rimane un’opportunità. Su altre invece siamo tutti d’accordo: il vento populista dall’estero, le divisioni fratricide assurde, il logoramento della leadership in polemiche interne costanti. Il mancato rinnovamento del gruppo dirigente soprattutto al sud, di cui io sono il principale responsabile: la rottamazione si è fermata a metà. E naturalmente gli errori della campagna elettorale: abbiamo pensato che un’algida sobrietà fosse sufficiente a prendere i voti di chi invece vuole un sogno per cui lottare, un orizzonte verso il quale camminare. Non è così. Qualcuno si è offeso – e mi dispiace – per altri passaggi, che pure mi sembrano sacrosanti: la marcia indietro sui Voucher è stato un errore, il balletto sul sì o no rispetto alla fiducia sullo Ius Soli è stato un autogol, il dibattito auto imposto sulla coalizione è stato assurdo, lo stop al provvedimento Richetti sui vitalizi incomprensibile. Rispetto le opinioni di tutti, ma se vogliamo fare l’elenco degli errori, bisogna dirli tutti. Altrimenti si perde l’occasione di migliorarsi. Chiarito il passato, parliamo di futuro? Senza polemiche, solo politica.
  3. Ho parlato del mio futuro. Per me c’è una grande battaglia davanti a noi, la battaglia culturale. Che è politica. Spiegare che non si può capitolare davanti alla propaganda e alle fake news, che non si può accettare di demonizzare gli avversari distruggendone la reputazione con prove false e denigrazioni vere, che non si può vivere di paura per cui alla fine diventeremo un Paese pieno di muri e armato fino ai denti. Loro vogliono chiudere i porti? E noi dobbiamo aprire i musei, i teatri, le scuole, i laboratori. Loro giocano sulla paura? E noi dobbiamo investire sul volontariato, sull’associazionismo, sul terzo settore. Loro dipingono il domani come una minaccia? E noi dobbiamo recuperare il senso del futuro come progresso, come opportunità, come speranza. Un euro in cultura, un euro in sicurezza. Intendo dare il mio contributo soprattutto a livello educativo e culturale. Senza farmi trascinare dalle diatribe interne di chi – nel PD – passa il tempo ad attaccare me e non si rende conto che sta attaccando il Matteo sbagliato.

Nei quattro anni appena trascorsi l’Italia è uscita dalla recessione grazie al lavoro che abbiamo fatto. Ci sono più diritti e meno tasse, per tutti. Abbiamo raggiunto una forza che nessuno ha mai avuto in Italia: nel 2015-2016 avevamo 6.000 comuni su 8.000, 17 regioni su 20, la maggioranza assoluta del Governo, il 41% alle europee. Neanche la DC dei tempi d’oro aveva così tanto potere. Anziché utilizzarlo per pensare alla mia fiducia personale o alla mia carriera ho deciso insieme a tutti voi di investire ogni secondo per provare a cambiare l’Italia e a liberarla dalle sabbie mobili. Abbiamo commesso errori ma oggi il Paese sta meglio di prima. E lo confermano tutti gli indicatori, a cominciare da quello sui posti di lavoro.

Oggi si volta pagina e si inizia a costruire il futuro. Ma proprio per questo avverto il bisogno di dire Grazie. Lo so che molti politici pensano che la parola gratitudine sia una parolaccia: gli esempi sarebbero numerosi. Ma io credo che Grazie sia la parola più bella. Nel chiudere questi quattro anni devo dire grazie a tutti voi. E soprattutto ai volontari, ai militanti, ai cittadini normali, quelli fuori dal gioco stretto della politica. Non esiste una comunità senza un leader. Ma non esiste neanche un leader senza comunità. Ci sono centinaia di migliaia di persone che non si rassegnano al governo giallo verde. E sono persone che sono abituate a rischiare, a dare una mano, a impegnarsi. Queste sono le persone che mi hanno dato i loro voti alle primarie e il loro affetto quotidiano. Continueremo insieme a costruire, in tutti i modi, un’Italia fondata sulla bellezza e non sulla paura. Partendo dal dire Grazie a chi ha reso possibile la strada percorsa fino ad oggi, strada piena di luci e ombre, ma bellissima.

Un sorriso,
Matteo


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