“Dovremmo riflettere di più sulla crisi delle democrazie parlamentari. Trump, Brexit, Erdogan e persino Grillo sono l’effetto di questo fenomeno, ma contemporaneamente possono esserne il moltiplicatore”. Luigi Zanda, presidente dei senatori del Pd, lo dice in un’intervista al Foglio. “Anche nell’opinione pubblica più avvertita e nelle classi dirigenti occidentali si sta insinuando la sensazione che la democrazia parlamentare non sia in grado di governare né la complessità dei problemi del nostro tempo né la dimensione transazionale della finanza, dell’immigrazione, del terrorismo, delle nuove tecnologie e della criminalità. Dopo il 1989, la fine dell’ordine mondiale ha determinato l’affermarsi delle cosiddette democrazie autoritarie. Rino Formica le chiama democrazie consolari. In questa condizione in Italia la democrazia parlamentare è entrata in crisi assieme alla crisi dei partiti politici”. Per Zanda “c’è chi vuole difendere, ammodernandola, la democrazia parlamentare. Dall’altro c’è chi la nega e la vuole logorare anche sabotandone i meccanismi giorno per giorno. E’ chiaro che i capi del M5s appartengono a questa seconda categoria. Dico i capi perché tra i parlamentari e tra gli elettori a Cinque stelle ci sono tantissimi sinceri democratici. Ma la famosa democrazia del clic è il contrario della democrazia parlamentare. La chiamano diretta, nel senso che è diretta da qualcuno; da grillo e dalla Casaleggio associati. Ormai i casi non si contano più. Dalla vicenda oscura della guerra al candidato sindaco di Genova alla scomunica di Pizzarotti, alla tragedia di Roma, che viene governata con il telecomando. Sono esempi chiarissimi di come funziona la democrazia del clic. Ma poi pensiamo anche alle vicende del Senato. All’inizio della legislatura i 5 Stelle erano 50, poi via via ne hanno persi 20. Non sono andati via perché c’ è stata una scissione politica, sono scappati uno per uno quando hanno capito di non avere libertà di mandato e che tutti gli ordini arrivano da fuori. Oppure pensiamo ai tantissimi voltafaccia, come sulle unioni di civili. Anche la contrarietà allo ius soli è stata imposta ai senatori per calcoli elettorali”. Spiega ancora Zanda al Foglio: “La questione delle questioni è il funzionamento del parlamento in una democrazia. Ed è per questo motivo che, nella sostanza politica, la democrazia del clic è una forma di democrazia governata dall’alto ed è quindi il segno di una posizione politica di destra e autoritaria. Noi invece difendiamo la democrazia rappresentativa, pensiamo che il popolo debba essere rappresentato attraverso libere elezioni e nella forma organizzata dei partiti e dei movimenti politici. Il clic di 100 0 200 cittadini non rappresenta la democrazia. Non è democrazia. E le vicende della piattaforma Rousseau sono un’aggravante perché dimostrano la manipolabilità del sistema”


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