Stiamo attraversando giornate difficili, ma che non ci devono far perdere la speranza. Le misure sanitarie messe in atto dal governo stanno producendo i loro frutti. Se continueremo di questo passo, dopo Pasqua sarà possibile considerare nuove disposizioni via via meno stringenti, a partire dalle aziende e poi progressivamente per le persone meno esposte al rischio sanitario.

L’impegno del Governo per fronteggiare l’emergenza economica

Anche sul piano economico il Governo si è mosso con determinazione: i 25 miliardi messi a disposizione con il “Decreto Cura Italia” di fatto raddoppiano le risorse messe a disposizione dalla Legge di Bilancio di quest’anno.

Sono inoltre stati trasferiti ai comuni 400 milioni per l’emergenza alimentare, destinati a chi non ha i soldi per mangiare. Se consideriamo che le famiglie sotto soglia sono 1,8 milioni, ad ognuna arriveranno mediamente 220 euro.

Ma non finisce qui: per metà aprile stiamo preparando un secondo decreto per famiglie, lavoratori e imprese che sommerà a circa ulteriori 40 miliardi. Tale provvedimento sarà pronto entro il 16 aprile, in quanto per quella data scadranno molti pagamenti a carico dei cittadini e imprese, pagamenti che vanno sospesi.

I contributi per partite iva-autonomi saliranno da 600€ a 800€, verrà estesa e potenziata la cassa integrazione, sarà attivato un Reddito di emergenza per chi è più in difficoltà, solo per fare qualche esempio.

Parallelamente nei prossimi giorni verranno varati poderosi provvedimenti attraverso i quali lo Stato garantirà i prestiti bancari alle aziende, per un totale di 500 miliardi. Se si considera che 700 miliardi è il totale dei crediti erogati ordinariamente, si capisce che si tratta di un intervento dalle dimensioni straordinarie.

La solidarietà tra i paesi dell’Europa

Rimane aperta la grande questione europea. La solidarietà tra i paesi dell’Unione è una questione fondamentale. È evidente infatti che nessun paese può farcela da solo e che proprio il fatto che la pandemia non ha confini determina la necessità del lavoro comune e di una maggiore integrazione delle politiche, da quelle sanitarie a quelle economiche.

Chi dunque urla contro l’Europa indebolisce ogni singolo paese. In questi giorni molte sono state le dichiarazioni infelici dei vari sovranisti, da Salvini ad Orban alla Meloni, ma anche di chi dovrebbe portare avanti la bandiera di politiche monetarie basate sulla battaglia comune contro la crisi. Mi riferisco alla Bce, la cui Presidente Lagarde ha rilasciato delle dichiarazioni sconcertanti.

La forte reazione di molto paesi europei, guidati da Italia, Francia e Spagna, ha determinato un importante cambiamento di rotta: la decisione di un maxi acquisto di titoli di stato da parte Bce ha aperto scenari positivi.

Il nostro paese sta dunque reagendo alla crisi mettendo a disposizione grandi fondi pubblici, come saggiamente indicato da Mario Draghi. Tali fondi sono a debito pubblico, che va gestito con intelligenza a livello nazionale e ancor più a livello europeo.

Il futuro infatti non può che essere quello degli Eurobond, sia in tempo di crisi che in tempo post crisi. In tal modo la crisi può essere occasione per quella necessaria accelerazione unitaria europea, senza la quale la stessa Unione rischia di entrare in una crisi irrimediabile, dagli esiti nefasti anche per il nostro paese.

È anche per questo che vanno combattute con rinnovata determinazione le autolesionistiche posizioni populistiche-sovraniste che utilizzano la crisi come grimaldello per distruggere l’Unione europea e la coesione sociale.

La reazione a ciò non potrà essere un’Unione che vivacchia, con il veto del Consiglio europeo: vanno via via conferito nuovi poteri alla Commissione e sottratti al veto dei singoli stati. Solo così si combatteranno i sovranisti. Solo con la prospettiva degli Stati Uniti d’Europa costruiremo sicurezza, ricchezza e forza per i cittadini europei.


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