Il prossimo lunedì nell’isola di Ventotene sarà ospitato il vertice tra Renzi, Merkel e Hollande. Perché Ventotene? Non bisogna darlo mai per scontato. In quest’isola venivano confinati dal regime fascista i dissidenti, tra cui Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann che pensarono, anche in quei momenti tragici, al futuro del nostro Paese. Decisero di rompere gli indugi e lanciarono il Manifesto di Ventotene ‘per un’Europa libera e unita’. Anche allora non tutti tra gli antifascisti furono d’accordo. Così è anche oggi nel variegato mondo progressista e democratico.

Bisogna avere lo stesso coraggio di allora. In questo tempo di crisi economica, sociale, culturale, politica nazionale ed internazionale che coinvolge e rischia di trascinare al fondo anche l’Europa, soprattutto dopo la recente frattura creata dalla Brexit e sotto l’incalzare del terrorismo, bisogna rilanciare l’unità europea con un’idea-progetto forte e possibile: gli Stati Uniti d’Europa.

Non è un generico e astratto appello ad un ideale europeo. Già a Ventotene si pensava ad un’Europa dei popoli con rappresentanti eletti e con strutture fortemente federali. De Gasperi, Adenauer, Schuman avviarono il percorso. Le tappe sono state travagliate e molte cose sono state fatte, ma adesso l’Europa è ad uno stallo. La crisi che l’attanaglia rischia o di distruggerla o, paradossalmente, si può trasformare in una irripetibile opportunità per rilanciare l’Europa e realizzare così quello cui mirava come obiettivo finale il Manifesto di Ventotene. Gli Stati Uniti d’Europa sono un ideale e una necessità, sono un fatto ed un valore, sono un mezzo ed un fine, esprimono una visione di cambiamento e, nello stesso tempo, un concreto cammino.

Ecco perché a Ventotene bisogna presentarsi con un’idea-progetto determinata e chiara. Ad esempio, bisogna stabilire in cinque anni una vera e propria ‘road map’. Primo passaggio: il Parlamento europeo deve diventare una vera Assemblea legislativa, che incide direttamente sulla vita dei cittadini europei. Secondo passaggio: bisogna eleggere direttamente il premier e l’esecutivo europeo. Terzo passaggio: è necessario costruire una politica fiscale unitaria e omogenei standard riguardo ai diritti di welfare e civili. Quarto passaggio: porre mano ad un unico esercito (risparmieremmo miliardi e miliardi di euro con risultati più efficienti), ad un unico spazio giuridico antimafia e antiterrorismo con l’istituzione di una polizia federale. Quinto passaggio: promuovere inedite politiche verso il Mediterraneo di cooperazione, di sicurezza e di pace in grado di affrontare nodi ancora da sciogliere come la crisi irachena, siriana, libanese, libica, israeliano-palestinese. Sesto passaggio: un rilancio sociale della lotta alla povertà e del risanamento dei quartieri a rischio delle città europee dove allignano emarginazione e focolai di terrorismo e rivolta. Settimo passaggio: un investimento nella cultura senza precedenti per fare dell’Europa il motore di una globalizzazione ricca di saperi, di opportunità per i giovani, di integrazione religiosa e sociale. Ottavo passaggio: l’Europa deve diventare il luogo più avanzato del pianeta nel campo dello sviluppo eco-sostenibile intorno ai temi dell’energia, dei rifiuti, dei consumi, delle produzioni industriali e della promozione dell’agricoltura e dei beni culturali e turistici.
Sono solo degli esempi, cui altri potrebbero aggiungersi, di un’idea-progetto verso gli Stati Uniti d’Europa che darebbero un senso operativo e reale al fatto che non si va a Ventotene per un richiamo retorico e privo di mordente, ma si fa sul serio per dare una svolta alla vita quotidiana di milioni di europei. Pensate un po’ quali risultati così potremmo ottenere nei confronti dei giovani che, più di ogni altra fascia sociale, credono nell’Europa e sono pronti a riscoprire i valori della politica se assumesse questo alto e innovativo profilo. Quanta credibilità l’Europa potrebbe acquisire di fronte al mondo intero e alle sfide complesse che ci arrivano dagli Stati Uniti d’America, alla vigilia delle elezioni, dalla Russia che sta rilanciando un proprio ruolo internazionale e dalla Cina che continua ad espandersi sul piano economico? Così pure gli stessi Paesi emergenti oggi in difficoltà come il Brasile, l’India, l’Australia, il Sudafrica potrebbero contare su di un riferimento ricco di cultura democratica e non proteso in ruoli egemonici neo-coloniali.

Insomma, gli Stati Uniti d’Europa attendono una nuova Ventotene. Adesso rompiamo gli indugi e procediamo con speranza e determinazione.


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