Ricomincia il vertice europeo sul Recovery fund e ancora si fatica a vedere la soluzione. Molto dipende dal veto dei cosiddetti paesi frugali – Austria, Danimarca, Olanda e Svezia – che però sembrerebbero più disponibili al compromesso dopo la discussione, nella notte, sul “super freno di emergenza” legato alla governance del fondo, un meccanismo che consentirebbe a qualsiasi stato membro di rallentare l’erogazione di fondi sollevando un’obiezione dinanzi al Consiglio europeo o all’Ecofin. Intanto l’ex presidente del gruppo dei socialisti al Parlamento europeo, Gianni Pittella, dice al Foglio che l’Italia ha la maturità sufficiente per fare le riforme, anche senza le bacchettate dei frugali.

Senatore Pittella, da ex capogruppo Pse che nome dà a quello che sta accadendo in Europa?

“Un’occasione che può dimostrare che l’Europa esiste e fa l’interesse dei suoi cittadini oppure un’occasione sprecata. Spero che sia la prima cosa. Certo la storia degli egoismi che in quel palazzo grigio dove si riuniscono i capi di governo prevale su ogni altra considerazione fa tristezza sinceramente. E fa ancora più tristezza perché avviene su un tema scottante e decisivo per la sorte dell’Europa come istituzione e come comunità. Non può questo nuovo inizio assumere il profilo dell’intergovernativismo, se il nuovo inizio è affidato a 27 capi di governo non andiamo da nessuna parte. Prevarrà sempre l’egoismo e la preoccupazione degli uni contro gli altri. Certo, deve valere il ruolo del Consiglio europeo, ma deve valere anche il ruolo della Commissione europea come garante dei trattati e il ruolo del Parlamento europeo come istituzione eletta democraticamente.

“Meglio le condizionalità di Rutte che il populismo di Quota 100”, dice Marattin. Il deputato renziano critica chi invoca il bancomat di Bruxelles. La difesa della riforma delle pensioni di Salvini come metafora della subalternità al sovranismo. E no, “il riformismo non è il meno peggio”

Non abbiamo bisogno dei professorini del nord Europa, abbiamo la maturità per fare le riforme. Le dobbiamo fare però, questo non deve essere l’alibi per non fare le riforme, senza che ci sia il gendarme che ci bacchetti con un moralismo che non sta né in cielo e né in terra.

Europa anno zero?

Se dimostra di rispondere in modo unitario alla sfida della pandemia mettendo a disposizione un programma di ricostruzione corposo anche attingendo dai mercati, se fa questo l’Europa oltrepassa un confine importante tra il vivere e il perire. E si avvia non solo a vivere ma anche a rafforzare la sua esistenza.

Tra gli argomenti dei paesi frugali sono: quota 100, reddito di cittadinanza che pesano senza avere ricadute di crescita, il Recovery fund è una misura a debito, perché dobbiamo farla, perché dobbiamo fidarci?

Perché l’Italia sta facendo le sue riforme e le farà. Presenteremo un piano per l’utilizzo dei fondi della ricostruzione.

Questo governo può farcela?

Questa maggioranza deve dimostrare di essere capace di essere maggioranza, di essere compatta ma non vuol dire appiattita. Una maggioranza fatta da quattro forze distanti su alcuni temi non può essere appiattita ma deve essere capace di trovare dei punti di compromesso. In Italia si governa con le coalizioni, coalizioni significa mettere insieme forze diverse. Significa fare compromessi. Togliamoci dalla testa che è una cattiva parola. Il Pd al carro dei 5 stelle è uno slogan, così come il M5s al carro del Pd è uno slogan. Se sei coalizione non ci può essere una forza al carro di un’altra.


Ne Parlano